Migone e l’eterna sfida con la dolce metà «Noi poveri uomini sconfitti in partenza»

Occhio pesto, impermeabile, e una vulcanica esplosione di pensieri potenti e ridicoli al di sotto di una capigliatura anarchica. Paolo Migone, livornese con un pezzo di cuore a Milano («qui sono riuscito a vivere di comicità»), è uno dei personaggi più amati del cabaret di casa Zelig. E alla grande casa madre tornerà, in tv, da gennaio 2010: «Il mio decimo anno, mi cucio la stella sulla maglia, ormai sono un senatore», dice lui. In attesa del grande palcoscenico catodico su Canale 5, e da buon animale di teatro, Migone scalda i muscoli da questa sera fino a domenica al Teatro Derby, aprendo una stagione dello spazio di via Mascagni. Nel monologo show - armato di una sola sedia e di un fascio di luce - Migone racconterà di attualità e dell'eterno conflitto/convivenza tra uomo e donna. «La nostra battaglia di uomini con loro è persa in partenza - sorride il comico -. Si dice che noi siamo i capo famiglia: bè, loro sono il collo sotto quel capo. Se loro non si girano, noi restiamo immobili». Nello show, ci sarà spazio anche per l'attualità: la vita piena di insidie, il rapporto con la tv, l'emergenza ecologica. Si ride di gusto, insomma, ma resta sempre quel retrogusto amaro: Paolo Migone è infatti un abile cesellatore di comicità e cinismo. «Del mondo di oggi io rido - spiega Migone - però non sono molto ottimista. Siamo in picchiata verso il palo del futuro. I centri commerciali raddoppiano di dimensioni, tra poco avremo parcheggi estesi come l'Umbria. L'energia solare? Nessuno ci crede veramente. Vabbè, siamo condannati a sparire. La terra andrà avanti e nessuno si ricorderà di noi».

Alla faccia. Meglio ridere quindi: «Io vengo dal teatro quindi mi sento a mio agio - conclude Paolo Migone - ma molti miei colleghi, anche illustri, rendono di più in tv. Un grande come Teo Teocoli, ad esempio, dà il meglio in tv».

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