
Musica colorata che fa sognare, colori intensi che si fanno ascoltare. Capita di rado di incontrare artisti completi, traversali, che si muovono tra note e immagini, che mescolano i mondi. È il caso di Mila Trani, cantantautrice e arrangiatrice milanese, esponente della world music. Partita dalla periferia meneghina, da tempo è in viaggio, un percorso personale che ora l'ha portata a incidere e a pubblicare un nuovo disco, degno di nota: «Menta Selvatica» (etichetta Segell Microscopi), disponibile su tutte le piattaforme digitali. Dietro alla novità discografica, una bella storia, da ascoltare.
Mila, che da tempo vive tra Barcellona e Milano, ha deciso di raccontarsi in un bar a due passi dalla Scala. Lei è come la sua musica, a tratti calma come un lago, a tratti forte e veloce come le acque di un fiume. Il piglio di chi si è fatta da sola, dalla gavetta. «Io di Baggio? In realtà sono della zona Gambara, che tra l'altro è una poetessa - sottolinea sorseggiando un drink - Mi sono sempre trovata bene in periferia, da ragazza ho anche fondato un gruppo punk con amiche, si chiamava Petronilla». Musica da ribelli. «Ma la musica, nella mia vita - racconta - è entrata molto prima, fin da piccola». I ricordi: a casa sua si cantavano canzoni popolari. Mila, sorridente e spontanea intona «Ciuri ciuri ciuriddi tuttu l'annu (Fiori fiori, fiorellini tutto l'anno)», uno dei brani siciliani più amati, «Fiori Fiori», scritta nel 1833 da Francesco Paolo Frontini. «Mamma - aggiunge - appassionata di musiche del mondo, mi ha fatto cantare queste canzoni fin dall'età di 3 anni». Arie popolari, firmate dal napoletano Roberto Murolo e dalla romana Gabriella Ferri, per dirne due. Con una scuola del genere, Mila non poteva, prima o poi, non incamminarsi su certe strade. Dopo il periodo punk-rock, negli anni in cui frequentava l'Accademia di Belle Arti di Brera, pittura, «mi misi a studiare canto alla Civica scuola di jazz con Tiziana Ghiglioni. In buona parte la libertà espressiva me l'ha trasmessa lei». Poi l'allieva Mila spicca il volo; restando nella «sua» Milano, concerti alle Scimmie, al Dal Verme, alla Pergola, al Blue Note e al Castello; senza contare il lavoro fatto coi «suoi cori», che cura e porta avanti: uno qui in città e uno a Barcellona. Domani sera si esibirà con la «Malanga voice orchestra», coro composto da venti voci femminili (primo classificato al festival Solevoci 2024) all'Arci Agorà a Cusano Milanino (ore 21).
E ora, ecco l'album «Menta Selvatica», con il singolo «Sorella malinconia», ispirato da un viaggio interiore e dalla bellezza struggente. Mila: «Ho scelto le sonorità di un bolero, genere senza tempo, proprio perché queste emozioni sono universali - spiega la cantautrice - L'arrangiamento degli archi, di Bartolomeo Barenghi, aggiunge una dimensione ancora più poetica al brano». «Menta selvatica» è un concept album, grandevole e musicalmente ricercato, che fonde il suo percorso artistico, intrecciando sperimentazione ed esplorazione «verso un linguaggio universale e senza tempo». Otto tracce originali esplorano un femminile in evoluzione attraverso miti, personaggi e rituali, invitando a un'emancipazione verso un'esistenza più autentica e libera.
«Le composizioni mescolano sonorità mediterranee, jazz, ritmi caraibici, atmosfere flamenco e fado, con richiami al folklore italiano e a una sensibilità contemporanea». Un vero e proprio volo tra suoni e culture. Con un gran finale: «Questo disco è dedicato a mia madre, alle mi nonne e a tutte le donne della mia famiglia...».