«Milan e poeu pù», omaggio al teatro meneghino

Rosalina Neri e Arturo Testa questo pomeriggio portano di nuovo in scena lo storico spettacolo

Viviana Persiani

Un terzetto collaudato e consolidato negli anni, legato da una forte sintonia e da un’intesa artistica, attraverso il quale forti emozioni, veicolate da una grande poesia e una passione per ciò che è tradizione milanese, riesce a raggiungere le corde del pubblico meneghino; questa sera, Rosalina Neri e Arturo Testa, accompagnati dal maestro Roberto Negri saranno gli interpreti di Milan e poeu pù, recital presentato alle 17.30 presso la Banca Popolare Commercio e Industria di via Moscova come omaggio degli estimatori del teatro e della musica della nostra città. Ingresso con prenotazione chiamando 0288450525 e 0288462302 dalle 8 alle 12.30.
Invitati a celebrare una ricca tradizione e la storia di canti-canzoni, poesie e prosa della Milano a cavallo del XX secolo, gli estimatori del teatro e della musica della nostra città potranno deliziarsi catapultandosi tra capitoli di cultura ormai non troppo più frequentati.
Dopo la quarta edizione dei libretti Milanoteatro e Musicamilano, nati dall’incontro tra Comune e Banca Popolare Commercio e Industria, questa sera, con la manifestazione MilanoTeatroMusica si festeggia un’iniziativa sempre ben accolta dal nostro pubblico. Ti te set in let, Via Broletto, La scighera, sono solo alcuni del brani proposti in questo recital tutto milanese che nasce dal connubio tra Il vecchio Milanin e Il nuovo Milanon.
È Arturo Testa, milanese d’eccezione, che racconta come l’assessore alla Cultura Stefano Zecchi, con il supporto di Giuseppe Vigorelli, presidente della banca, abbia spalancato le porte a questo spettacolo ormai rodato, ma rinnovato per l’occasione. «Il progetto - spiega Testa - nacque parecchi anni fa da Filippo Crivelli, nostro maestro e regista da anni; lo presentammo alla Piccola Scala, una sala destinata alla musica barocca dove il pubblico ci accolse a grandi applausi. L’assessore, comprendendo l’importanza di promuovere la tradizione milanese, ha pensato così di offrirci anche questa occasione».
«Carpe diem», quindi?
«Assolutamente sì perché in effetti di milanesità si parla poco. In una città come la nostra è doveroso rendere omaggio alla tradizione che accomuna i suoi cittadini e così anche noi artisti siamo contenti quando ci offrono spazi dove cantare e raccontare la nostra storia, facendo cultura. Non è presunzione la mia, ma quando siamo sulla scena parliamo una lingua che non è morta, trattiamo argomenti antichi, ma che hanno lasciato tracce nel presente, le musiche sono conosciute da tutti e siamo in grado di trasmettere forti emozioni: questa, secondo lei, non è cultura?».
Quale filone avete scelto per questo recital?
«Diamo voce alla cosiddetta “Scapigliatura” di Carlo Porta, Emilio De Marchi, Amilcare Ponchielli, fino al Nuovo Milanon che con Giovanni D’Anzi apre le porte alla Milano del Progresso. Da qui in poi, comincia una battaglia contro tutti gli stereotipi, guerra continuata poi dai “nipoti” di D’Anzi.
E chi sarebbero?
«Gaber, Fo, Jannacci, per citarne qualcuno».
Ma non c’è solo musica.


«Oltre alla canzoni, ci sono delle deliziose poesie, delle romanze come ad esempio “Dolor di denti”, o prose come “La polpetta del re”, un’iperbole di Ferdinando Fontana capace, senza eccessi e con molta delicatezza, di fare sorridere il pubblico. Anche “La sciura di cameli”, che recito in dialetto con Rosalina, è una prova di grande comicità».

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