Domenica prossima è una data importante per gli immigrati di Milano, ma anche per tutti quegli italiani interessati ai temi legati ai cittadini provenienti da più parti del mondo che hanno scelto lItalia - il capoluogo lombardo in particolare - dove vivere, lavorare, pagare le tasse o studiare.
Gli Stati generali degli immigrati, promossi dallimprenditore di origine camerunese Otto Bitjoka, si erano costituiti lo scorso gennaio con lappoggio di diversi enti, istituzioni e associazioni. Obiettivo: mettere in contatto le 161 nazionalità presenti in città. Bitjoka aveva fissato un arco di tempo di quattro mesi per «sondare» e osservare il fenomeno migratorio da vicino, coinvolgendo gli oltre 300mila stranieri che vivono nellarea di Milano. Dopo una prima fase dinterlocuzione con le associazioni etniche e di ascolto dei singoli cittadini che hanno segnalato problemi, soluzioni e progetti, un pool di esperti ha elaborato i dati che la prossima domenica verranno resi noti al pubblico in occasione di un evento che vuol essere anche una festa e unoccasione dincontro fra etnie e culture (sono previsti la proiezione di un reportage, alcune diapositive e un momento di preghiera inter-religiosa). Al teatro dal Verme, alle 15, dopo i suggestivi gospel dellEnsemble vocale ambrosiano presentati da Maria Lourdes Jesus (Raiuno), seguirà una tavola rotonda a cui parteciperanno - oltre a Otto Bitjoka in veste di presidente della Fondazione Ethnoland e di Piero Bassetti, presidente della Fondazione Globus et Locus - i rappresentanti delle principali comunità: Maryan Ismail (Africa); Norma Pittman (America latina); Khlifi Morsel (Comunità musulmana); Chen Weirong (Cina); Abdul Bashir (Bangladesh); Shiley Otiko (Filippine). Interverranno inoltre Marco Morganti, responsabile Progetti Sociali Banca Intesa; Alberto Mattioli, vicepresidente della Provincia di Milano; Vincenzo Giudice, presidente del Consiglio comunale e Livia Pomodoro, presidente Tribunale dei minori di Milano.
«Basta delegare la rappresentanza ad altri. Basta piangersi addosso e chiedere che cosa Milano deve fare per gli immigrati. È ora di chiedersi cosa possono fare loro per Milano»: è questo il messaggio che gli Stati generali intendono far passare, cioè il fatto che una buona immigrazione ha tutti i titoli per contribuire in concreto al benessere economico, culturale e sociale della collettività. «La presenza a Milano di 21mila imprese aperte da immigrati - ricorda Bitjoka - dimostra come lintegrazione sia nei fatti: ora serve una condivisone delle responsabilità». Se è vero che la contaminazione etnica è un fattore importante per rivitalizzare una città sempre più cosmopolita, spetta alla politica di promuovere lintegrazione e aprire le porte a quegli «ex stranieri» che hanno gli strumenti per dare il loro supporto. Basta agli stereotipi di unimmigrazione stracciona e portatrice di guai per dare invece dignità e fiducia a un nuovo ceto che avanza.
Chiediamo infine a Bitjoka se non ci sia il rischio che tra etnie così diverse possano nascere conflitti nonostante la buona volontà degli Stati generali di tenerle unite: «Non credo - risponde limprenditore fiducioso -. Abbiamo un obbiettivo comune che ci lega: Lets bridge our dream together, ovvero, traghettiamo insieme il nostro sogno».
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