"Milano come la Calabria". L'allarme dei pm antimafia

Nel processo Hydra la Dda ricostruisce l'alleanza tra Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra in Lombardia

"Milano come la Calabria". L'allarme dei pm antimafia
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A Milano c'è un "contesto mafioso" ed è presente "né più né meno della Calabria": così i pm della Dda, Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, hanno esordito nella requisitoria del maxi processo nato dall'inchiesta Hydra su una presunta "alleanza" tra affiliati di Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra in Lombardia per fare affari e sul cosiddetto "sistema mafioso lombardo".

Il processo è in corso a porte chiuse in aula bunker e i pm hanno iniziato la requisitoria nel filone in abbreviato per quasi 80 imputati sul totale di 146. Altre 59 persone hanno scelto il rito ordinario e sono in udienza preliminare, mentre i rimanenti puntano a patteggiare. La discussione dei rappresentanti dell'accusa, con la ricostruzione delle indagini e gli elementi di prova sulle varie posizioni, si concluderà con le richieste di condanna nell'udienza di domani. Le difese invece parleranno il 17 e il 28 novembre, giorno in cui riprenderà anche il filone in udienza preliminare, sempre davanti al gup Emanuele Mancini.

Tra coloro che hanno scelto il rito abbreviato ci sono Giuseppe Fidanzati, figlio del boss di Cosa nostra Gaetano Fidanzati, e Bernardo, Domenico e Michele Pace, che avrebbero fatto parte del mandamento della provincia di Trapani che aveva al vertice Paolo Aurelio Errante Parrino, parente di Matteo Messina Denaro. Parrino, invece, è in udienza preliminare, avendo optato per il processo ordinario.

Per questa inchiesta, tra l'altro, al procuratore Marcello Viola e al pm Cerreti nei mesi scorsi era stata rafforzata la scorta a causa delle minacce ricevute. Nel frattempo, nella scorsa udienza il giudice aveva accolto la richiesta della Dda di acquisire nel processo i sei verbali di interrogatorio, più altri atti a riscontro, di William Alfonso Cerbo, detto "Scarface", da poco pentito. Cerbo ha confermato ai pm l'ipotesi accusatoria in sei colloqui, che si sono svolti tra settembre e ottobre, fornendo anche dettagli sul proprio ruolo di "collettore economico a Milano del clan Mazzei di Catania".

Oltre ad affari in numerosi settori per decine di milioni di euro - dai traffici di droga, all'usura, al recupero crediti, alle estorsioni, fino a investimenti con infiltrazioni illecite in aziende legali, in cliniche e nelle costruzioni - negli interrogatori di Cerbo (molte le parti omissate) si parla di contrasti tra clan, omicidi, come il caso di lupara bianca che ha riguardato il boss catanese Gaetano Cantarella, e di presunte talpe all'interno delle forze dell'ordine.

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