Cronaca locale

La Milano che produce cresce: nel 2009 imprese +1,7 per cento

Rapporto della Camera di Commercio: la crisi non la sfida imprenditoriale. Il presidente Sangalli: "Il 2009 è stato un anno difficile ma Milano non si è lasciata scoraggiare, grazie alla capacità dei suoi cittadini e delle sue imprese di reagire e sapersi sempre mettere in gioco. E, come mostrano i dati, questo fa ben sperare per il 2010". Ma destano preoccupazione mercato del lavoro e diseguaglianze sociali

La Milano che produce cresce: 
nel 2009 imprese +1,7 per cento

Milano batte la crisi. È l’indicazione emersa nel corso della presentazione di "Milano produttiva", rapporto annuale della Camera di Commercio presieduta da Carlo Sangalli. Nel corso del 2009, infatti, la voglia imprenditoriale dei milanesi non si è fermata con le imprese che sono cresciute dell’1,7% (con 23 mila nuove iscrizioni), grazie soprattutto al commercio al dettaglio: +2,7 per cento.

"Il 2009 è stato un anno particolarmente difficile - ha detto Sangalli - ma, nonostante tutto, non si è lasciata scoraggiare, grazie alla capacità dei suoi cittadini e delle sue imprese di reagire e sapersi sempre mettere in gioco. E, come mostrano i dati del nostro rapporto, questo fa ben sperare per il 2010".

Tuttavia, emerge dal rapporto, si sono registrate alcune criticità sul mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione si è collocato al 5,5% (+1,6% rispetto al 2008), arrivando al 13,6% per gli under 30. Si sono persi 39 mila posti, in particolare tra i collaboratori (-24,5%) e tra i lavoratori indipendenti (-7,1%) mentre, anche grazie al ricorso alla cassa integrazione (+447% rispetto all’anno scorso), tiene il lavoro dipendente (-0,1%).

Anche se gli indicatori relativi alla produttività delle imprese milanesi mostrano per il 2010 segnali di ripresa, bisogna tenere alta l’attenzione. A rischio, soprattutto la coesione sociale, con un livello di disuguaglianze sociali e culturali che "ha raggiunto livelli di guardia", ha però sottolineatoCarlo Sangalli. "Quello della coesione sociale è un tema centrale per lo sviluppo della nostra città. Fino a oggi a Milano la coesione sociale ha tenuto. Dal Rapporto, però - ha detto Sangalli - emerge ora come il livello delle disuguaglianze abbia raggiunto livelli di guardia".

"La forbice culturale ed economica si sta allargando, dividendo la società milanese. Ma Milano funziona quando è integrata. La nostra è una città che va velocissima quando va tutta insieme. Per questo dobbiamo puntare sui fattori che possono rafforzare la coesione sociale. E, in particolare, mi sembrano tre i fattori che hanno questo potenziale. Il primo sono le imprese familiari, che hanno una forte dimensione valoriale perché i valori della famiglia si incontrano con i valori del fare impresa. Qui convivono generazioni diverse e fasce sociali disuguali e si sente meno la frattura sociale".

"Poi - ha proseguito Sangalli - ci sono le imprese del no profit. Da tempo si parla di un welfare ambrosiano. A Milano ci sono qualcosa come 2414 imprese sociali non profit e hanno ormai un ruolo indispensabile a sostegno del sistema. Infine, le imprese immigrate che quest’ anno, dopo tanti anni di crescita, hanno avuto una battuta d’arresto, ma si attestano comunque su buoni livelli. Una presenza che ha rappresentato un sostegno per il nostro sistema produttivo e un veicolo di integrazione anche culturale. Del resto, Milano ha avuto meno episodi di disagio sociale per la presenza di immigrati anche perché queste imprese partecipano a pieno titolo alla nostra economia. Queste, - ha concluso il presidente della Camera di Commercio - sono le leve per garantire un buon livello di coesione sociale, leve che a ben guardare incamerano i valori tipici della identità di Milano, quei valori che hanno reso grande questa città".

Un altro elemento interessante che viene evidenziato nel rapporto è la battuta d’arresto, dopo 15 anni di crescita, per le imprese gestite da cittadini stranieri in città ein provincia, che nel 2009 hanno registrato -3,8% (-4,1% se si considerano i soli cittadini extracomunitari). Complessivamente, le ditte individuali con titolari di nazionalità diversa dall’italiana che operano nella provincia di Milano, dice la Camera di Commercio, continuano a rappresentare con quasi 21 mila unità il 38% delle imprese straniere in Lombardia e il 7% in Italia. Tra le singole nazionalità, continuano a primeggiare gli egiziani (con 4.462 imprese, pari al 21,5% del totale), i cinesi (3.185, 15,4%) e i rumeni (1.839, 8,9%).

Rispetto allo scorso anno, la crescita più sensibile si registra tra i cittadini dell’ex Unione Sovietica (+7,8%), tra i cinesi (+7,3%) e tra i rumeni (+2,6%), mentre la diminuzione più forte si ha tra gli iraniani (-18,9%), tra i senegalesi (-16,1%) e tra i tunisini (-15,9%). A livello settoriale, l’iniziativa economica dei cittadini extracomunitari si concentra soprattutto nel terziario (il 59,4% sul totale, di cui il 29% nel commercio, seguito dai servizi professionali 11% e dalle attività di trasporto 8,5%), nell’edilizia (29%) e nel manifatturiero (10%).

Rispetto allo scorso anno, diminuiscono soprattutto le imprese manifatturiere (-6,1%) e i trasporti (-13,5%) mentre cresce il settore della ristorazione (+16%).

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