Si fa presto a dire tatuaggio. Nel senso che qualsiasi giudizio estetico ed etico in merito allormai diffusissima moda, alimentata anche dalle star del calcio, di farsi disegnare ogni lembo di pelle, non può prescindere dal fatto che trattasi di unarte antica come il mondo e che conta autentici maestri in grado di produrre autentici capolavori su schiena, caviglie, braccia eccetera. Oggi, come da 16 anni a questa parte, gli artisti del tatoo si ritrovano a Milano in una convention dove, per tre giorni, si susseguono conferenze, mostre, performance di body painting, mostre darte e persino un concorso di «Miss Pin Up». Appuntamento al Centro congressi del Quark Hotel, dunque, dove sono giunti duecento tatuatori da ogni parte del pianeta: dal Giappone agli Usa, da Taiwan allEuropa dellest. Il programma dellevento, che da 16 anni attira migliaia di visitatori tra appassionati del genere e semplici curiosi, prevede una raccolta di fotografie in bianco e nero scattate tra il Giappone e Los Angeles, la testimonianza per immagini di una cultura del tatuaggio tradizionale e storica come quella chicana e giapponese che in molte band metropolitane trova la sua espressione più attuale. Osok, (One Shot One Kill) questo è il nome d'arte di Edgard Hoill, fotografo giramondo e autore di questo reportage che alla gente che immortala nei suoi scatti vuole dare un'identità fatta di tatuaggi e un'espressione che dice molto della persona stessa. A seguire, «Ukiyoe e horimono», ovvero un percorso storico del tatuaggio tradizionale giapponese, universalmente riconosciuto come una delle forme più alte di tatuaggio «pittorico». Fin dall'inizio del periodo Tokugawa (1603 - 1868), alcuni giapponesi si affidavano alle sapienti mani dei tatuatori che ne decoravano il corpo. Non tutti i giapponesi però si tatuavano: per i samurai ed in generale per la classe aristocratica, il tatuaggio era, ed è ancora oggi, un tabù. Nel corso della storia del Paese del Sol Levante, il tatuaggio ha subito molti divieti da parte dei governi che si sono succeduti dal 700 d.C. fino ai giorni nostri.
In Occidente il successo di questa forma di artigianato artistico è indiscutibile, molti tatuatori occidentali sono abituati a confrontarsi quotidianamente con soggetti che derivano dalla tradizione dell'ukiyoe, le silografie del Mondo Fluttuante di epoca Edo. Fu di fatto grazie a queste ultime che il tatuaggio si diffuse a macchia d'olio tra le classi sociali borghesi del periodo Edo, in particolare tra i mercanti e gli artigiani. Ed è sempre grazie alle stampe che abbiamo ottime testimonianze e raffigurazioni di centinaia di eroi popolari di quel tempo, coperti di tatuaggi.
Immancabili le performance di body painting live on stage come quella che vedrà esibirsi Lorenzo Dossena, meglio conosciuto come Dox, che calca da ormai vent'anni le scene del kustom painting e dell'aerografia. Riflettori anche sullarte del tatuaggio made in Italy, in una mostra che presenta le tavole raccolte nel libro omonimo realizzato dal tatuatore Stizzo.
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