Milano mette in mostra la bellezza

Il curatore Marco Cingolani: il bello va colto nella quotidianità

Milano mette in mostra la bellezza

Francesca Amè

Giovani artisti a confronto con la bellezza: in una Milano spesso accusata di non tenere nella giusta considerazione il valore estetico, la Fondazione Stelline, nel comitato scientifico composto dal francese Jean Clair, direttore del Museo Picasso di Parigi, da Elena Pontiggia e Claudia Gian Ferrari, si è lasciata ispirare dai versi di Ezra Pound (Beauty so difficult, ovvero la bellezza, così ardua) per ideare un percorso espositivo in due tappe dedicato al bello. Se nella prima mostra, da poco conclusa, il curatore Michele Robecchi aveva chiamato a raccolta un quintetto di artisti dal respiro internazionale per sfatare il mito «classico» della bellezza, in questi giorni spetta a Marco Cingolani interpretare i versi di Pound grazie all’esposizione delle opere di undici giovani artisti nostrani.
Beauty not so difficult è il titolo, volutamente provocatorio, scelto dal pittore milanese che ha stimolato giovani palermitani e meneghini a dimostrare con le loro opere che la bellezza non è poi così dura: «La bellezza è disponibile - commenta Cingolani - compito dell’artista è coglierla nella quotidianità delle cose».
Varie le scelte e le tecniche usate dagli artisti per esprimere il concetto di disponibilità, quasi di normalità, della bellezza e non è un caso che la fotografia sia uno dei mezzi più sfruttati per sottolineare l’unicità di luoghi o persone solo apparentemente banali. Lo fa, ad esempio, Stefania Romano che mette in mostra i ritratti (anche ironici) dei suoi migliori amici, cresciuti con lei tra le viuzze di Palermo e la natura mozzafiato delle campagne fuori città. Traggono spunto dal capoluogo siciliano anche i Laboratorio Saccardi, un gruppo di quattro pittori che hanno ideato cartoline inedite della loro città con tanto di guida-audio e cornetta come quelle che ancora si trovano in qualche chiesa. Interessante il lavoro di Andrea Di Marco che sceglie per le sue tele oggetti comuni: strizzando l’occhio all’arte Pop, ritrae pompe di benzina, bancomat e cassonetti della spazzatura: il bello fa rima con normalità. Anche nel gruppo milanese s’impone l’uso della fotografia: per dimostrare che la bellezza non è poi così difficile, con una buona dose di ironia, Ciriaca Erre ritrae se stessa con tanto di trucchi e travestimenti. Usa l’arte del montaggio Sabina Grasso che raccoglie in un video decine di sms personalmente ricevuti. Argomento, neanche a dirlo: sentirsi belle.


Ma il pezzo che più ci ha fatto sorridere in questo viaggio tra le bellezze della contemporaneità è l’opera collettiva dei Gluckstraße (nome che suona come simpatico omaggio alla via Gluck di celentiana memoria): i quattro giovani milanesi hanno ritratto con eleganza le loro vite su cartoline tridimensionali come quelle che si usano nei pop-up da incollare e ritagliare per i bambini. Compaiono giovani con occhiali da sole che fanno la spesa, che escono la sera con gli amici e amano andare al cinema. Che bellezza la vita, paiono dirci.

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