Per la prima volta una mostra viene ospitata al civico 41 di via Manzoni, in quel Palazzo Borromeo d'Adda, con incantevole giardino e cortile, che appartiene al conte Carlo di quel ramo della famiglia Borromeo, ben attiva tramite omonima fondazione nel campo dell'educazione alla prima infanzia. Un palazzo "superbe" diceva in francese Stendhal alla sua prima visita, incantato dallo scalone e dai salotti: "Ero affascinato scrisse nella sua autobiografia era la prima volta che l'architettura mi faceva questo effetto". Siamo negli anni Venti dell'Ottocento, ma lo stupore del visitatore di oggi è simile. Merito del gusto del marchese Febo D'Adda, noto mercante del tempo cui Parini dedicò persino un'ode: si fece costruire un palazzo con facciata neoclassica, con colonne ioniche in granito rosa, uno dei più belli ed eleganti della città. Solitamente non accessibile al pubblico, è fino al 13 dicembre visitabile nel primo piano del lato sinistro dove, sullo scalone e in un salotto, è allestita la mostra Ritratti della Milano Romantica, nata dalla collaborazione tra le gallerie Apolloni e Brun Fine Arte.
Un omaggio alla nostra città "che all'epoca era la fucina di ogni idea, era un vero laboratorio di modernità e sentimento", dice il gallerista di lungo corso Marco Fabio Apolloni. In mostra c'è un glorioso ritratto di Giuseppe Molteni che ritrae Carolina Blondel Maumary (cognata di Massimo D'Azeglio) e alcuni dipinti formidabili di Carlo Arienti, "forse la vera sorpresa della mostra", commenta Apolloni. Su tutti spiccano gli otto dipinti e gli otto disegni firmati Francesco Hayez. "Sono tra le sue pochissime opere ancora in mani private: le altre sono tutte nei musei continua Apolloni -: Hayez è uno dei nostri grandi maestri e rappresenta il meglio del nostro primo Ottocento".
Tra i pezzi esposti, il precoce "Giuseppe spiega i sogni", realizzato da Hayez quando era a Roma, sotto la protezione di Canova, il dipinto di forte impatto "Gioas re a sette anni" e chicche come la "Maddalena Penitente". "Ma è da quando Hayez si trasferisce a Milano che diventa una star, oggi diremmo un artista virale", dice Apolloni. In mostra vediamo una serie di deliziosi ritratti e il bozzetto de "La sete dei crociati sotto le mura di Gerusalemme", opera ambiziosa e impegnativa (il dipinto è ai Musei Reali di Torino). Ricercato dai committenti del tempo, Hayez è quasi "un profeta della pittura della nuova Italia che si sta formando", conclude Apolloni. L'amico Giuseppe Mazzini lo vede come un "pittore civile", interprete perfetto della neonata nazione italiana nell'arte come Verdi lo era nell'opera.
Di Hayez, spirito romantico e passionale anche nella vita privata e padre di quel Bacio che è ormai un'icona, ci resta questo respiro profondo, capace di scavare nella storia antica e biblica per parlare di attualità politica: un afflato si è ben alimentato proprio qui, nella Milano patriottica e romantica.