Milano riaccende i motori grazie a donne e immigrati

Il rapporto della Camera di commercio: è iniziata la ripresa, boom di imprese rosa

Milano, dove la ripresa corre veloce. Certo, non è più e non è ancora la «Milano da bere» degli anni Ottanta, ma i dati del sedicesimo rapporto annuale «Milano produttiva» della Camera di commercio, offrono un bilancio positivo dell’economia locale nel 2005. Cresce il numero delle imprese attive, con uno slancio particolare dell’imprenditoria femminile ed extracomunitaria. Cresce il volume di importazioni ed esportazioni, così come il livello occupazionale. Cresce l’offerta di prodotti ad alta tecnologia. Insomma, Milano ha riacceso i motori e sta premendo l’acceleratore. «Quello che possiamo dire - spiega il segretario generale della Camera di commercio, Pier Andrea Chevallard - è che l’economia della nostra città sta crescendo in modo equilibrato ed omogeneo. Nonostante esistano ancora delle zone d'ombra, come la disuguaglianza nella distribuzione del reddito, possiamo dirci ottimisti». «Il rapporto - aggiunge Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio - ci consegna una Milano che gode di una sana e robusta costituzione». Ma vediamo nel dettaglio i dati.
Più imprese
Nel 2005 il numero delle imprese attive è aumentato dell’1,6%, con un ulteriore slancio (+1,9%) nel solo primo trimestre del 2006 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A trainare la ripresa, il settore delle costruzioni, con un +3,4% che, insieme al +3% dei servizi e al +0,4% del commercio, compensa la flessione del comparto manifatturiero (-1,4%). La forma giuridica preferita è la società di capitale (+4,3 nel 2005, raggiungendo il 29,4% del totale delle imprese cittadine).
La spinta
L’imprenditoria femminile si configura sempre di più come una forza trainante dell’economia milanese. Evidentemente il sesso debole non lo è poi tanto se ha il coraggio di avviare attività imprenditoriali con una crescita che l’anno scorso è stata del 3,5% e che le permette di rappresentare il 5,5% del totale milanese.
Il 2005 ha visto anche un boom di imprenditori immigrati del 12,4%. In tutto, più di 19.500 imprese, per oltre il 93% avviate da extracomunitari, soprattutto egiziani e cinesi, anche se il 2005 è stato l’anno degli ecuadoregni (+30,6%) e degli imprenditori provenienti dai Paesi dell’ex Urss (+27,7%).
Vola l’export
Positivi gli incrementi del 2005: +7,7% per le esportazioni milanesi e +3% per le importazioni. Ma sono il tipo di prodotti esportati e l'orizzonte commerciale al quale guardano le nostre imprese a dire molto di dove sta andando l’economia milanese. Nel solo 2005 l’esportazione di prodotti a elevato contenuto tecnologico è aumentata del 21%: il peso di Milano sul totale dell’export nazionale passa in un anno dal 29,5 al 33,4%. Non è un caso se le domande per il brevetto europeo provenienti dall’area milanese sono cresciute del 27% tra il 2003 e l’anno successivo. Ma i dati fanno anche capire che i mercati del futuro saranno Federazione russa, India e Corea del Sud per l’export, l’import continuerà a puntare sull’Asia.
Sale l’occupazione
Anche questa voce porta segno positivo e supera i valori nazionali. Nel 2005 gli occupati a Milano sono cresciuti del 2,5% (contro un dato nazionale di +0,7%), grazie soprattutto all’aumento del lavoro femminile (+3,5%). Per quel che riguarda le forme contrattuali, il vero boom è quello dei contratti a tempo determinato, che sono cresciuti di quasi il 50 per cento.
Le disuguaglianze
Qui la nota dolente. Che parla di disuguaglianze di genere, di etnia e di «contesto abitativo». Ecco allora che, nonostante la ricchezza prodotta sia aumentata del 2,1%, e nonostante donne ed extracomunitari abbiano dato un impulso determinante all’imprenditoria milanese, una donna guadagna la metà di un uomo e un africano ha a disposizione circa 9.500 euro, contro i 24.200, in media, di un milanese.

Anche la zona di residenza fa la differenza: il reddito medio di chi abita nella zona più ricca della città supera di tre volte quello di un abitante della Bovisa. In generale, il 51,8% della popolazione guadagna meno di 15mila euro all'anno e solo il 4,8% supera i 70mila.

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