Cronaca locale

Milano rivuole un sindaco di centrodestra

Forza Italia e An tengono, cresce la Lega. Bene le liste Colli (2,1%) e Tabacci (0,5%). In calo l’appeal dell’Ulivo

Giannino della Frattina

I milanesi vogliono un sindaco di centrodestra. E Palazzo Marino ancora saldamente in mano alla Casa delle libertà. Se si votasse oggi, Ulivo, Unione e compagni dovrebbero rassegnarsi ad altri cinque anni forse non dietro la lavagna, ma sicuramente comodamente seduti sui banchi dell’opposizione. Così recita testuale un sondaggio realizzato dall’istituto «Euromedia research» che, tra il 6 e il 10 ottobre, ha intervistato telefonicamente un «campione prestratificato» di 2mila milanesi. Uomini e donne divisi per zone di residenza e fasce d’età.
Dopo l’addio di Veronesi e il passaggio tra i collaboratori del governatore Roberto Formigoni, il centrosinistra è in crisi. E, nonostante il bagno di folla delle primarie, probabilmente non è in grado di dare l’assalto al palazzo. Maggioranza, invece, che non solo tiene, ma addirittura cresce. E, soprattutto, un identikit del successore ad Albertini che assomiglia terribilmente a Letizia Moratti. Il candidato scelto già prima dell’estate dal premier Silvio Berlusconi e che, in attesa di una conferma, ha già incassato il via libera di tutti i leader dei partiti che ne dovranno appoggiare la corsa. Va ancora forte il candidato prestato alla politica. Nove anni di modello Albertini «amministratore di condominio», evidentemente hanno lasciato un segno difficile da cancellare. E così, probabilmente in controtendenza rispetto ad altre città, il 23,6 per cento dei milanesi dichiara, ovviamente rimanendo nell’anonimato, di volere un sindaco «svincolato da logiche di partito». E poi lo preferirebbe tecnico e non politico di professione (21,9), importante punto di riferimento culturale (10,9), con esperienza di gestione in enti pubblici complessi (10,5), buon imprenditore (10,3). A meno di un elettore su dieci importa che sia «un politico di riferimento», mentre ad appena l’uno per cento interessa che sia «l’espressione di interessi finanziari». Unendo a questi dati quelli relativi alle preferenze assegnate alla Casa delle libertà (51,9 per cento), è difficile non riconoscere in controluce la sagoma dell’attuale ministro dell’Istruzione che, prima di sciogliere la sua riserva, ha chiesto di poter terminare la riforma della scuola che porta il suo nome.
Piuttosto chiare anche le risposte alla domanda più strettamente politica («Se ieri si fossero tenute le elezioni comunali, Lei a quale dei seguenti partiti avrebbe dato la Sua preferenza?»). La Casa delle libertà è in grande vantaggio con il 51,9 per cento dei consensi e stacca di molto l’Unione, ferma al 41,3. Sconfitta che non sarebbe evitata anche imbarcando un altro 1,2 per cento del Nuovo Psi. Il totale, infatti, farebbe il 42,5 per cento e quasi dieci punti di distacco. Tiene Forza Italia al 29,1 per cento, in calo rispetto al boom del 2000 e 2001, ma assestata sui risultati delle europee 2004 e delle regionali 2005. Tengono anche Alleanza nazionale al 10,3, l’Udc al 3,5 e la Lega ancora in crescita al 7,7. In netto progresso il centrodestra rispetto al 45,51 del 2004 e al 51,34 del 2005. Scende, invece, di oltre due punti (41,3 contro il 43,6 )il centrosinistra rispetto alle ultime europee e alle regionali di giugno. Stabile rispetto alle regionali di giugno l’Ulivo al 26,5 per cento. In ritirata, invece, rispetto alle europee del 2004 quando era arrivata al 29,78 e soprattutto rispetto alle politiche del 2001, quando alla Camera aveva sfondato quota 30 per cento. In crisi anche i comunisti. Sia quelli di Rifondazione che quelli «italiani»: insieme, rispetto all’ultima tornata elettorale, perdono per strada quasi un punto e mezzo.
Discorso a parte per le liste civiche. Se ne parla, in molti le chiedono, qualcuno le annuncia. L’unica, sicuramente in pista, è quella già presentata dall’ex presidente della Provincia Ombretta Colli. Reduce da duri scontri con i dirimpettai di Palazzo Marino, delusa dalle promesse non mantenute in viale Monza e decisa a rimettersi in gioco con un simbolo forgiato intorno al suo nome. Indubbia la sua popolarità e l’immagine diversa proposta agli elettori. E, infatti, anche se la sua avventura è solo all’inizio, già il 2,1 per cento dei milanesi promette di votare per lei. Un buon risultato, perché bisogna considerare che il suo nome, anche nel sondaggio, corre contro tutti i partiti che fanno evidentemente valere il peso politico. In quest’ottica, soddisfacente anche lo 0,5 per cento già raccolto dall’udc Bruno Tabacci, onorevole e presidente della commissione Attività produttive della Camera, caustico spirito critico del centrodestra milanese e vera e propria spina nel fianco di Albertini.
Ancora indecisi il 15,6 per cento degli interpellati, voteranno scheda bianca l’1,7. E, invece, non andrà a votare un intervistato su quattro (24 per cento). Un bacino interessante su cui, ovviamente, si dovrà ora concentrare l’attenzione degli strateghi di entrambe le coalizioni. Cifre considerevoli, ma i responsabili del sondaggio ricordano che sono assolutamente in linea con il dato medio dell’affluenza alle urne. Casomai in live crescita rispetto alle ultime votazioni.
Molto interessante e possibile vademecum per chi dovrà stilare i programmi delle coalizioni in corsa è, invece, la sezione dedicata al «ciò che non va» dal sondaggio «Euromedia research. «Secondo lei - la domanda formulata al telefono dagli intervistatori - qual è oggi il problema più importante per la città di Milano». Da notare che le risposte erano spontanee e non crocette messe su ipotesi già predefinte. Non può certo sorprendere che, in cima alla graduatoria dei problemi considerati più incombenti dai milanesi, ci sia l’inquinamento con il 55,4 per cento degli interpellati. Domeniche a piedi, circolazione a targhe alterne, caldaie, autobus a metano. È sicuramente già lunga la lista dei grattacapo che aspetta il prossimo inquilino di Piazza Scala. A seguire il «costo della vita» (46,6 per cento). Un tema altrettanto e forse ancor di più scottante, ma su cui probabilmente le competenze del sindaco potranno incidere un po’ di meno. A seguire un sempreverde. Il traffico (44,8), un classico in cima alle preoccupazioni dei residenti destinati ad impazzire nelle strade intasate. O a caccia di un parcheggio(settimo posto, 22,7). Solo quattro posizioni più in basso a completare il pacchetto «mobilità» ci sono le «infrastrutture carenti e male organizzate o inesistenti». Altro capitolo che scotta quello della sicurezza. Con il 35,6 per cento che ne è preoccupato in generale e un 32,4 che punta il dito contro gli extracomunitari. Precisando, però, che il riferimento è a quelli «senza permesso». Attento al sociale il 18,1 che lamenta scarsa attenzione alle «categorie più deboli», mentre il 14 si lamenta per la «cattiva gestione delle aree verdi» e il 12 per la «scarsa vivibilità in generale». Solo l’8 per cento si lamenta di una «scarsa attività culturale» e meno di uno su dieci lamenta la «scarsa preparazione dei politici al governo della città».
Una sezione del sondaggio è poi dedicata alla vicenda della scuola islamica di via Quaranta. Decisissimo il campione. Oltre il 66 per cento crede che «i bambini islamici, come tutti i bambini, dovrebbero frequentare le scuole italiane: sono contrario a tutte le soluzioni che isolino gli alunni islamici perché significa non integrarli nella nostra società».

Al limite della xenofobia è l’11 per cento («se non accettano le regole studino pure sul marciapiede»), mentre solo il 7 per cento condivide lo spostamento nell’edificio di proprietà della fondazione Mantegazza.

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