Milano, scontri fra immigrati: 4 fermi La Moratti: "Sono in arrivo più agenti"

Primi provvedimenti dopo i violenti scontri in viale Padova per la morte di un diciannovenne egiziano.  Ai quattro contestato il reato di devastazione.  Un tesimone accusa: colpito a morte da Latins Chicago. Il sindaco di Milano: "Scontiamo la politica del centrosinistra". Telefonate con Maroni, Letta e Berlusconi. Il Prefetto: "Non c'è emergenza ". Strappati manifesti della Lega. Bersani attacca, il Pdl replica: "Tolleranza zero contro violenti e clandestini". GUARDA il video. Risse fra immigrati anche a Pisa e Anagni

Milano, scontri fra immigrati: 4 fermi 
La Moratti: "Sono in arrivo più agenti"

Milano - Quattro cittadini egiziani sono stati fermati, nella notte, a Milano perché ritenuti responsabili di parte dei gravi danneggiamenti avvenuti ieri sera nel capoluogo lombardo dopo l'uccisione di un loro connazionale accoltellato, pare, da alcuni sudamericani. Mentre la polizia continua a indagare sull'omicidio per individuare i responsabili nel corso della notte, la Questura ha emesso i fermi.

Morto per un piede pestato Da una prima ricostruzione effettuata dagli investigatori della Squadra Mobile, sembra che a scatenare la lite poi sfociata nell'accoltellamento, sarebbe stato "un piede pestato". Il particolare emerge dalla versione fornita dai due amici della vittima, il cugino (che è riuscito a sfuggire all' aggressione) e un amico di nazionalità ivoriana (che invece è stato lievemente ferito al braccio sinistro). Secondo quanto raccontato dai due sentiti a lungo ieri sera, a far scattare i primi battibecchi e poi gli insulti a bordo di un autobus della linea 56 dove i due gruppi si sarebbero incontrati casualmente, sarebbe stato il fatto che uno dei giovani latinos avrebbe pestato un piede a uno degli africani. Dalle prime parole si sarebbe passati poi ai fatti quando all'altezza del civico 80 i tre nordafricani sono scesi seguiti dai sudamericani che erano armati di coltello e che li hanno aggrediti uccidendo il 19enne con un unico fendente al torace. Nessuno di loro sarebbe stato alterato dall'alcol.

"Nessun rischio polveriera" "Nonostante l'episodio, non ci sono elementi, al momento, che facciano pensare al reale rischio di una escalation di violenza nel quartiere e non ci sembra adeguata la definizione di 'polveriera' che è stata fatta". E' la prima valutazione degli investigatori di polizia e carabinieri che congiuntamente hanno fatto il punto della situazione in Questura dopo gli incidenti avvenuti ieri pomeriggio e ieri sera a Milano a seguito.

Il bilancio degli scontri Nel corso dei tafferugli secondo il bilancio fatto dalle forze dell'ordine sono state ribaltate nove auto, mentre 17 sono quelle che sono state danneggiate e cinque negozi, quasi tutti con insegne latino-americane, hanno subito atti di vandalismo. Gli stranieri accompagnati in Questura dopo che la situazione era tornata alla normalità sono stati 37 tutti egiziani tranne un ivoriano, uno degli aggrediti. Ventitré di essi sono regolari sul territorio italiano e dei rimanenti, irregolari, quattro sono stati fermati con l'accusa di "devastazione e saccheggio". Si tratta di Hamdi Salhin Mohamed, 27 anni, Hahmed Ibrahim Abdei Mohamed, 32 anni, Mohamed Saad Salhin Mohamed, 19 anni, e Ajam Salhin Salem, 27 anni, tutti sedicenti e per i quali sono ancora in corso le indagini di reale identificazione.

Zona sotto controllo Lungo via Padova, la grande arteria cittadina che taglia in due il principale quartiere multietnico della città, a Nord di piazzale Loreto, la situazione sembra essere tornata tranquilla dopo i disordini. Davanti al portone, a pochi metri dalla fermata dell'autobus 56, dove è stato aggredito l'egiziano, non c'é nessuno: solo giornalisti e gente di tutte le etnie che attende l'autobus. "Noi non vogliamo nessuna guerra etnica - dice un italiano di origine egiziana - io sono in questo Paese da molti anni e spero che riusciremo a vivere bene in questo quartiere tutti insieme come abbiamo fatto finora". In via Padova si vedono però molti pochi nordafricani rispetto alla folla scomposta di ieri, mentre i mezzi di polizia, carabinieri e vigili urbani pattugliano costantemente la zona.

Esasperazione, rabbia e paura Sono questi i sentimenti che prevalgono tra gli italiani."Qui non si vive - si sfoga una signora cinquantenne - lo spaccio di droga è continuo, a tutte le ore del giorno e i pochi italiani rimasti si barricano in casa". "Non mi sorprende quello che è successo ieri: le risse sono all'ordine del giorno, soltanto che ieri c'é scappato il morto", dice rassegnato un imbianchino ventiquattrenne che vive nello stesso palazzo dove pochi giorni fa si era trasferito l'egiziano ucciso. Una casa di ringhiera che ospita una trentina di famiglie, soltanto due italiane. "Che la situazione qui è quella che è la polizia lo sa benissimo - afferma un altro italiano abitante del palazzo - ma nessuno finora ha fatto nulla".

Un testimone: sono stati i Latin Chicago Secondo un testimone, Jamal, che li ha visti passare in via Arquà ieri  mentre rincorrevano i tre nordafricani, ma anche secondo altri giovani del quartiere, ad accoltellare il 19enne egiziano sarebbero stati cinque o sei appartenenti a una banda dei 'Chicago', una nota gang di latinos che già si è più volte messa in mostra durante aggressioni in città, il più delle volte ai danni di altri sudamericani. Secondo i giovani del quartiere di via Padova, che ieri hanno dato vita a una sorta di rivolta danneggiando auto e negozi, la gang è composta da una trentina di persone che si incontrano al parco Trotter, ai margini di via Padova, e che spesso si riuniscono in uno stabile al 16 di via Arquà, la stessa via dove abitava il giovane ucciso e dove vivono molti dei suoi amici. E' probabile quindi che si tratti di persone note almeno di vista. Intanto il testimone oculare più importante a disposizione degli investigatori, almeno fino al momento, un egiziano anch'egli 19enne, si trova in via Corelli perché irregolare. Un provvedimento che nel quartiere è stato visto come una ingiustizia ma che invece risponderebbe a precise logiche di tutela proprio nell'interesse del giovane magrebino.

Proteste con De Corato Il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, durante un sopralluogo in via Padova è stato contestato da alcuni abitanti e commercianti italiani della zona. "Nessuno si occupa di via Padova, dobbiamo aspettare che succedano gli stessi fatti di Rosarno?", ha urlato il titolare di una pasticceria italiana. Il vicesindaco si è avvicinato al gruppo di contestatori - composto da italiani e stranieri - che gli hanno espresso le loro critiche sulla gestione della sicurezza. L'esponente politico ha risposto e poi il dialogo è proseguito, assieme a una decina di cittadini, davanti al bancone di una pasticceria.

La Moratti: sono in arrivo più agenti delle forze dell'ordine Il sindaco Letizia Moratti lo ha confermato alla fine della riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza convocato dal prefetto Gian Valerio Lombardi. "Avevamo già concordato con il governo un rafforzamento di uomini - ha spiegato la Moratti - e possiamo averlo perché la finanziaria del 2010 ha sbloccato le assunzioni". Il sindaco questa mattina ha sentito al telefono il ministro dell'interno Roberto Maroni, il sottosegretario Gianni Letta e il premier Silvio Berlusconi. "Si è mostrato - ha detto il sindaco - molto attento". Non si limita però alla sicurezza il piano delineato durante il comitato che prevede fra l'altro l'apertura di un tavolo di confronto per affrontare i problemi del quartiere e fare "una bella radiografia - ha sottolineato il prefetto - di via Padova".

"Scontiamo la politica del centrosinistra" Tanti immigrati, arrivati insieme senza programmazione: secondo il sindaco "scontiamo la politica del centrosinistra che ha aperto a una immigrazione senza regole". Così si è espressla Moratti difendendo l' operato dell'amministrazione e delle forze dell'ordine che nella zona hanno montato telecamere e fanno pattugliamenti (anche di militari). Per il sindaco è importante una "politica di integrazione". E in questa direzione definisce "molto opportuno" il provvedimento del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini che ha fissato una quota massima del 30% di bambini stranieri nelle classi. "Quando c'é un numero eccessivo - ha detto - si fa del male ai bambini stranieri, che faticano ad imparare, e anche agli italiani che restano indietro". A questo, però, vanno aggiunti i comportamenti "dei singoli cittadini che facilitano o meno l'integrazione". Da una parte, per Moratti, gli stranieri devono dimostrare "rispetto per l'ambiente e il territorio in cui vivono", dall' altra gli italiani devono avere "comprensione verso i comportamenti degli immigrati". Nel frattempo, il Comune andrà avanti con i controlli: "Proseguiremo con le iniziative che stiamo portando avanti - ha spiegato - come in via Clitumno dove ci sono stati cinque blitz e sono stati fermati 55 clandestini". E questo si aggiunge alle telecamere, ai security point. "Ma il tema - ha concluso - è molto ampio. A Milano ci sono 160 comunità etniche diverse e scontiamo la politica del centrosinistra che ha aperto a una immigrazione senza regole". 

Il Prefetto: non c'è emergenza Dopo i disordini di via Padova, il prefetto Gian Valerio Lombardi ha sottolineato che "a Milano non c'é emergenza". Nessun paragone con le banlieu francesi, insomma. "Sono fenomeni molto diversi - ha spiegato dopo la riunione del Comitato d'ordine e di sicurezza -. In Francia, Paese coloniale, la stratificazione è forte. Da noi il fenomeno è accresciuto negli ultimi venticinque anni". Nel 1980 in Provincia, ha ricordato, gli stranieri erano tremila, ora sono 400mila. "Faremo un gruppo di lavoro - ha aggiunto - per vedere quali misure specifiche adottare per riqualificare il quartiere. Un singolo episodio ha acceso i riflettori sulla questione ma non c'é emergenza".

Strappati manifesti della Lega Alcuni immigrati hanno stracciato nel pomeriggio alcuni manifesti della Lega Nord affissi lungo la strada. Sempre gli stessi extracomunitari hanno gridato qualche slogan contro la Lega accusata di "razzismo e xenofobia". I manifesti della Lega sono stati strappati in più punti della lunga strada che congiunge piazzale Loreto a Cinisello Balsamo, ma questa forma di protesta a intermittenza, è durata poco vista la presenza numerosa delle forze dell'ordine. 

Risse anche a Pisa e Anagni Pisa e Anagni(una cittadina in provincia di Frosinone) sono state teatro, l'altra notte, di violenze violenza tra immigrati. Si è trattato di risse meno gravi di quella di via Padova a Milano, ma pur sempre inquietanti perché avvenute a Pisa in pieno centro, tra la movida del sabato sera, e ad Anagni dove è stato quasi distrutto un autogrill. Ad Anagni si sono affrontati una ventina tra romeni e albanesi, forse per una parola di troppo pronunciata nei confronti di una donna che, in compagnia di un romeno, stava prendendo un caffé al bar. Da lì la maxi rissa, una vera battaglia a colpi di bottiglie di vino che ha provocato ingenti danni agli scaffali e alle vetrine dell'autogrill. La polizia stradale di Frosinone, intervenuta con diverse pattuglie, ha sedato la rissa mentre molti dei protagonisti scappavano. Sono due le persone arrestate ma sviluppi potrebbero arrivare dalla verifica dei filmati del sistema di video sorveglianza.

A Pisa la rissa, che ha causato due feriti di cui uno grave, è avvenuta tra tunisini che si sono affrontati a colpi di bottiglie e cocci di vetro, nella centrale piazza Berlina meta il sabato sera di centinaia di persone che affollano i pub e i locali della zona. Poco dopo l'una la rissa ha coinvolto un gruppo di persone, due delle quali sono rimaste ferite, una in modo serio. L'uomo, ricoverato in prognosi riservata all'ospedale pisano, per un colpo ricevuto alla gola, non sarebbe però in pericolo di vita. Da chiarire le cause che hanno scatenato la zuffa avvenuta davanti a un locale, non lontano tra l'altro da una caserma dei carabinieri. Per il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, "ciò che è accaduto è un fatto che preoccupa, non il primo.

Ma non va confuso con altre vicende, quale quella di Milano, che purtroppo hanno ben altro segno". "Da noi - ha aggiunto il sindaco - si tratta soprattutto di comportamenti violenti fra persone che hanno la stessa provenienza, tunisini nell'ultimo caso".

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