«Milano tornata agli anni ’80, va forte l’eroina»

Rinella, vice-dirigente della squadra mobile: «Arriva dall’Afghanistan, sul mercato viene introdotta anche a prezzi bassissimi»

«Sul mercato c’è eroina di qualità eccezionale e a prezzo bassissimo, proveniente dall’Afghanistan. Sì, io e il mio gruppo di investigatori ci sentiamo di condividere la conclusione tratta dal Dipartimento dipendenze dell’Asl di Milano: l’eroina è tornata in auge. Lo dimostrano i tre casi di eroinomani morti per overdose in un brevissimo lasso di tempo nella zona del parco delle Cave. Sembra di assistere a scene più tipiche degli anni ’80 che dei giorni nostri. Il problema è che adesso l’eroina la fumano. E se è vero che la dipendenza da brown sugar provocava già danni pazzeschi al cervello quando veniva iniettata, ora questi danni rischiano di essere davvero irrecuperabili anche se la sia fuma solo una volta».
Luigi Rinella, 40 anni, vice-dirigente della squadra mobile di Milano dov’è anche a capo della sezione narcotici a cui ha portato la sua esperienza di ex ufficiale di collegamento a Washington per la Dcsa (Direzione centrale servizi antidroga) non se la sente di sposare in tutto e per tutto le conclusioni del rapporto «La droga a Milano, in Italia e in Europa: usi, consumi e costumi» presentato ieri dall’Asl. Almeno non dal suo punto di vista: quello di un investigatore interessato più a individuare e fermare le ramificazioni e i vertici delle organizzazioni criminali implicate nel traffico degli stupefacenti che a sequestrare carichi (a meno che non siano davvero ingenti) di droga.
«Milano è un punto di passaggio, di stoccaggio, un luogo di grandi affari per tutti i trafficanti di droga - esordisce Rinella -. Tuttavia il consumo di popper dal punto di vista meramente investigativo costituisce veramente una goccia nell’oceano. È una droga di nicchia, collegata a ben specifici circuiti sociali nei quali il consumatore e il trafficante, che magari s’incontrano in discoteca, s’identificano. Chi porta in Italia le nuove droghe sintetiche non sono certo le grandi organizzazioni criminali, ma gli stessi ragazzi che fanno approvvigionamento, magari durante un viaggio in Olanda o in Belgio, e poi la portano qui e la vendono nei locali ai loro coetanei. Per sostanze come il popper o il ghb (la cosiddetta droga dello stupro, che fa perdere ogni freno inibitore) c’è commistione tra venditore e consumatore, luogo di vendita e consumo. Dal punto di vista meramente politico-criminale, però, non costituisce un vero problema. E non dimentichiamoci che si è perseguibili soltanto se la droga utilizzata è iscritta nelle tabelle e molte di queste sostanze, purtroppo, non lo sono ancora. Non solo. Piazzare investigatori in questi ambienti è difficilissimo: sono facilmente individuabili».


E che dire dell’altra conclusione dell’Asl, cioè l’iniziazione alla droga di soggetti con età avanzata, oltre i 40 anni? «Il trend di chi fa uso di stupefacenti va dai 25 ai 40 anni» ci risponde Alfredo Criscuolo commissario capo che dirige la Uocd (Unità operativa criminalità diffusa) i cui investigatori, con i loro numerosi arresti giornalieri, hanno il polso della situazione, quella della «strada». «I consumatori sopra i 40 anni? Sono solo eroinomani che continuano a bucarsi».

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