«Milano è troppo stanca La crisi qui è culturale»

«Emergenza ha un doppio senso: quello principale è di pericolo, situazione negativa, di grande tensione, che ci può colpire all’improvviso. Il secondo senso è invece il nuovo che si fa strada in modo insospettato e che però può essere anche positivo. Bisognerebbe cercare sempre di tramutare le emergenze nel secondo senso. Come discorso più specifico l’emergenza si lega molto alla libertà. La nostra libertà è sempre minacciata, ma perché questo non accada ci dovrebbe essere una perpetua vigilanza. Milano si trova in uno stato di emergenza negativa, in questo momento, perché è una città stanca, al contrario di altre città uscite da periodi di emergenza come Belfast, ad esempio, e pervase da una spinta propulsiva. La prima emergenza è culturale in questa città: è necessaria la proposizione di idee nuove, di incontri, di emersione di belle forme.

La nuova cultura potrà essere anche dell’accoglienza, della legalità, ma senza un’idea forte, quella che nei due secoli andati era rappresentata dalla cultura industriale e tecnico-scientifica del politecnico la città invecchia e diventa decrepita, perde il suo animo e le sue energie profonde».

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