Denuncia gli occupanti rom e le incendiano la macchina

La battaglia di una donna agli abusivi che vivono nel suo palazzo. Anni di insulti e minacce, per fermarla danno fuoco alla sua auto

Denuncia gli occupanti rom e le incendiano la macchina

Dopo anni di denunce, puntuale è arrivato l'avvertimento del racket: un po' di benzina e l'auto nel box va arrosto. Epilogo neppure tanto originale, come non è originale la storia dei fatiscenti casermoni di via Bolla occupati da clandestini, zingari, pregiudicati vari che tengono in ostaggio le poche persone perbene ormai rimaste, molte donne, molti anziani. Nella più completa indifferenza delle autorità e con la complicità dei centri sociali, pronti a far muro a ogni sgombero.

Via Bolla è una stradina stretta e tortuosa, parallela della Gallaratese, con scarso traffico. Ideale per fare traffici illeciti di vario tipo. La piazza dovrebbe essere in mano a un clan di marocchini che per 500/1000 euro indica l'appartamento sfitto da occupare, sfonda la porta e chiudere l'ingresso con una parete di metallo. I nuovi occupanti, in gran parte nordafricani, balcanici e zingari, spesso si allacciano ai contatori degli inquilini a cui oltre il danno tocca anche la beffa, dovendo pagare i consumi elettrici.

Da quattro anni, una donna sta combattendo la sua solitaria battaglia, a cui sta cercando di dare voce il coordinatore cittadino del Nuovo Centrodestra Nicolò Mardegan. «Per carità non metta il mio nome, è già finito troppe volte sui giornali e ormai sono un bersaglio. Ho paura, anche per mia figlia. Dica solo che sono straniera e vivo in Italia da 18 anni». La chiamiamo Maria per comodità e ci facciamo accompagnare in giro per questa piccola casbah cresciute in città nell'indifferenza generale, quando addirittura nella complicità. Uno spaventoso affresco di degrado, quattro fazzoletti di verde spelacchiato, muri sporchi, ascensori pieni di graffiti, immondizia sparsa, spazi comuni e box trasformati in depositi di refurtiva. «Ormai di inquilini regolari qui ne sono rimasti ben pochi - spiega la nostra guida - il resto sono occupazioni illegali. Oppure subaffitti: se il titolare del contratto per qualsiasi motivo, trova un'altra sistemazione, difficilmente dà la disdetta, semplicemente subaffitta».

La signora Maria da quattro anni fa denunce e segnalazioni. Ma gli unici risultati ottenuti sinora sono insulti, aggressioni, minacce e l'altro giorno l'attentato. La sua auto parcheggiata nel box ha preso fuoco. Una fiammata che ha annerito carrozzeria e vetri e fatto colare le parti in plastica. Adesso è chiusa dentro il garage: «Non posso aprire per fargliela vedere perché me l'hanno forzato e poi non riuscirei più a chiuderlo». Anche questo è diventato oggetto di regolare esposto alle forze dell'ordine, ma con poche speranze. Le autorità non intervengono e la polizia ha scarsi strumenti senza una formale richiesta del proprietario di tornare in possesso del bene. Senza contare che in caso di azioni di forza si troverebbero di fronte al solito muro umano degli «utili idioti» dei centri sociali, in nome della «casa è un diritto». Affermazione senz'altro giusta, peccato che questa resistenza si traduca di fatto in una complicità proprio contro quel malaffare che a parole gli antagonisti dicono di combattere.

Così in una confusione generale di diritti e doveri, situazioni di reale difficoltà e altrettanto reale abuso, via Bolla, insieme a tante altre strade di avvita in una contesto di degrado e violenza, da anni ormai è terra di nessuno. Con buona pace di un malinteso buonismo e di slogan come «casa è un diritto».

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