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"Moschee per il 2015". L'assessore promette, la sinistra non si fida

Sel e Pd: "Expo è dietro l'angolo, la giunta si dia una mossa". La gaffe di Cappelli sull'albo delle religioni: "Manca Scola"

"Moschee per il 2015". L'assessore promette, la sinistra non si fida

Una moschea per Expo a Milano. I centri islamici la vogliono a tutti i costi, la sinistra continua a chiederla a gran voce e l'assessore la promette pubblicamente. Ma in Comune non ci crede nessuno. Tanto che l'opposizione di centrodestra non si preoccupa neanche più: «Sono un manipolo di pasticcioni», commenta per Forza Italia Giulio Gallera. E l'ex vicesindaco Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia), mentre ribadisce di essere «contrarissimo», archivia la questione come scampato pericolo: «Da qui all'Expo 2015 non c'è il tempo non si farà - dice - è dimostrato dall'insistenza di oggi sul tema della messa a norma delle 12 piccole moschee esistenti». «Si mettano il cuore in pace i consiglieri di maggioranza».
Ieri se ne è discusso nella commissione Scuola del Consiglio comunale, con l'assessore all'Istruzione Francesco Cappelli che è stato invitato a fare il punto sulla questione dei luoghi di culto. Un assessore anche in vena di esternazioni, se è vero che, a proposito dell'albo delle religioni, nello stupore generale, ha sottolineato che «sarebbe stato atto significativo di riconoscimento di questo percorso ricevere una domanda dal cardinale Scola».
Gaffe (o battute) a parte, la sinistra lo ha cortesemente invitato a «darsi una mossa» sulla moschea. «Expo è dietro l'angolo e un'accelerata ci vuole - ha incalzato la capogruppo di Sel, Patrizia Quartieri - ormai è un'esigenza largamente sentita nella nostra città». Ma anche dalle fila del Pd è arrivata la richiesta di far presto: «Il fatto che l'Expo del 2020 sia stato assegnato a Dubai - ha detto Alessandro Giungi - ci deve fare riflettere. A Milano ci sarà una moschea a disposizione dei cittadini islamici e dei visitatori?».
La giunta ha l'esigenza di accontentare tutti: innanzitutto non vuole deludere le comunità religiose che si sono iscritte all'albo di Palazzo Marino (35 associazioni, 12 delle quali musulmane), poi intende assecondare la fretta della maggioranza ma anche rassicurare l'opposizione che chiede, almeno, di garantire che qualunque progetto non sarà a carico del Comune dal punto di vista economico. Così Cappelli, con poca convinzione, ha dettato la linea ufficiale: «È una nostra esigenza l'identificazione di un luogo» - ha detto - «in tempo per Expo». Ma poi non si è addentrato oltre: «Stiamo esplorando delle ipotesi, nel momento in cui diventeranno concrete...». Un'incertezza che rivela il maldestro tentativo di prendere tempo, rimandando tutto (l'annuncio clamoroso o il no definitivo) a chi poi dovrà decidere davvero: il vicesindaco Lucia De Cesaris, delegata all'Urbanistica o l'amletico sindaco Giuliano Pisapia, che sui luoghi di culto, dopo una partenza piuttosto scoppiettante, non si è più pronunciato. Nel sue programma elettorale c'era, è vero, un grande centro islamico.

Un disegno astratto che si è scontrato con la realtà cittadina: una miriade di centri spesso in conflitto politico fra loro e spesso legati a personaggi discutibili. Come quell'imam che lo stesso Cappelli la scorsa estate ha incontrato all'Arena civica, per poi scoprire che si era in precedenza fatto notare per dichiarazioni farneticanti sul martirio religioso.

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