A2A, Milano e Brescia alla caccia di un tesoro

«Ritorni importanti a beneficio delle comunità locali». È quel che si aspettano i sindaci di Milano e di Brescia dopo l'incontro per parlare del futuro di A2A, l'azienda di servizi di pubblica utilità nata nel 2008 dalla fusione tra AEM SpA Milano e ASM SpA Brescia. A questo punto si tratta di capire e di decidere come saranno ottenuti questi «ritorni importanti», se con la vendita del 5 per cento delle azioni di cui si discute da tempo o con un dividendo straordinario che aiuti a rimpinguare le casse pubbliche in affanno. Oppure seguendo entrambe le strade.
La multiutility dell'energia è la nuova gallina dalle uova d'oro per il Comune. In tempi in cui i proventi del settore aereo e della Sea non sono rassicuranti, i risultati economici di A2A, ex municipalizzata oggi saldamente controllata dai due Comuni, sono ottimi. I dati della semestrale, approvata a fine luglio, parlano di un utile di 133 milioni, il 6,4 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2012.
Una somma importante perché dà il senso della solidità dell'azienda. Ma non solo per questo: da essa dipende l'importo del dividendo di cui potranno godere i Comuni di Milano e di Brescia. Secondo le attuali regole, i dividendi non possono superare il 60 per cento dell'utile ordinario (eventuali cessioni restano escluse). E in presenza di un cambio delle regole, una diversità di vedute tra manager e azionisti sarebbe inevitabile.
Giovedì sera a Palazzo Marino si è svolto «un incontro molto cordiale» tra il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e di Brescia, Emilio Del Bono. Nulla di ufficiale trapela sulle intenzioni dei primi cittadini che riguardano la cessione o il dividendo. Tutta l'attenzione è concentrata sulla modifica della governance della società, ritenuta una priorità anche per ragioni economiche. I due sindaci - spiega il comunicato - hanno deciso che in autunno nascerà un gruppo di lavoro congiunto tra le due amministrazioni, con l'obiettivo di «mettere a punto una revisione significativa dell'attuale governance di A2A in direzione di un superamento dell'attuale modello duale».
Il modello duale è quello per cui A2A ha due consigli, uno di gestione e uno di sorveglianza, per un totale di 23 componenti: gli otto della gestione più i quindici della sorveglianza. Una struttura ipertrofica figlia anche della fusione, per garantire rappresentatività (e posti) a Brescia come a Milano. Ma se è vero che si parla di «revisione significativa», sembra che la strada non sia uno smantellamento della governance duale in direzione di un modello tradizionale, quanto un alleggerimento. Meno poltrone nei consigli, insomma, invece che un solo consiglio.
«L'obiettivo è quello di rendere più efficiente e meno costoso il governo dell'azienda» spiegano i due sindaci, che condividono anche l'intenzione di rinnovare i patti parasociali.

Tutte questioni importanti, anche se non è dalla riduzione del numero di amministratori di A2A che possono passare «i ritorni importanti a beneficio delle comunità locali» di cui si parla. Il maquillage può invece servire a cedere il 5 per cento.

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