Marco Cappato, radicale, anima del comitato per i referendum ambientali del 2011, come giudica la proposta di indire una nuova consultazione sulla riapertura dei Navigli?
«Dico che un referendum è stato già fatto e che si sono persi 5 anni da allora. Ogni anno io sono andato a chiedere conto all'amministrazione Pisapia che fossero avviate le opere preliminari previste. A oggi abbiamo ottenuto solo lo studio di fattibilità».
Cosa c'è da fare ora?
«Vanno subito realizzate le opere cosiddette preliminari: il tubo sotterraneo per far defluire le acque da Nord a sud, fondamentali in caso di esondazione del Seveso, riaprire il tratto di via Gioia che collega periferia e centro. Opere fondamentali anche per dare un segnale della volontà di realizzare davvero il progetto e il ripristino della Conca dell'Incoronata e della Vettabbia».
C'è anche un coté politico...
«In termini politici e di metodo è fondamentale che si mantenga il lavoro comune fatto con la Regione e che il referendum non venga strumentalizzato dalle parti politiche».
Che differenza c'è quindi tra il referendum del 2011 e quello di oggi?
«Il referendum del 2011 era consultivo e si basava su linee di indirizzo, oggi ha senso farlo solo se è deliberativo e vincolante nei suoi effetti e se riguarda il progetto completo».
Il sindaco ha detto chiaramente in aula che il referendum riguarderà solo la prima fase.
«Ripeto: ha senso indire un referendum solo se si realizzano le opere preliminari subito e si interroga la città sul progetto di riapertura complessivo».
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