L'accordo nel centrodestra è perché non si tratti di un «contributo a pioggia» che finisca nelle tasche dei «fannulloni». Più un aiuto per il «reinserimento lavorativo» che una beneficenza indiscriminata. È finito così il vertice convocato ieri dal governatore Roberto Maroni sempre più deciso a non mollare sulla sua proposta di un «reddito di cittadinanza». Un intervento che però, dopo le critiche dello stesso segretario leghista Matteo Salvini che l'aveva definita «elemosina di Stato» trovandosi più in linea con la coordinatrice azzurra Mariastella Gelmini, ha ora assunto sembianze ben diverse dal sussidio indiscriminato proposto da Beppe Grillo. E alla fine la Regione parla di «un piano straordinario contro la povertà e per l'inclusione sociale, integrato dalle politiche attive per il lavoro e destinato ai cittadini italiani residenti in Lombardia almeno da cinque anni». E così il rito ambrosiano alla solidarietà sociale potrebbe concretizzarsi in un sussidio di 700 euro mensili.
«In Lombardia - ha spiegato ieri Maroni a Mattino 5 - ci sono dei cittadini da aiutare, ma quanti di questi possono essere aiutati attraverso le politiche attive del lavoro? Non possiamo attivare al lavoro il settantenne che cerca qualcosa da mangiare nei cassonetti o le persone che hanno delle disabilità». Per cui «per queste categorie di persone bisogna intervenire in altro modo, aiutandoli concretamente e dando loro un contributo». A disposizione per questo impegno, secondo Maroni, c'è il miliardo di euro del Fondo sociale europeo. «Noi questo reddito - ha precisato Maroni - lo daremo ai cittadini, italiani ed europei, non a chi cittadino non è. Quindi non agli extracomunitari». Tra i requisiti la residenza in Lombardia da almeno cinque anni.
«Non sarà una misura assistenzialistica - dice il capogruppo di Fi Claudio Pedrazzini -, ma piuttosto un sostegno a chi lo merita. Abbiamo dunque avuto conferma che per accedere alle risorse dovranno verificarsi due condizioni: il bisogno e il merito. A questo punto Fi non può che essere d'accordo». Per il leghista Massimiliano Romeo «abbiamo avuto rassicurazione dal presidente Maroni che non si tratta di un reddito di cittadinanza alla “grillina”, ma piuttosto di misure di aiuto e di sostegno alla povertà». Soddisfatti anche gli alfaniani di Ncd che con il capogruppo Luca Del Gobbo parlano di «totale condivisione sul progetto» di Maroni. «Siamo d'accordo perché si tratta di un reddito di “inclusione sociale” che il Fondo sociale europeo dà per chi è in difficoltà». Per il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo «Maroni ha spiegato la sua idea parlando esplicitamente di Reis, il Reddito di inclusione sociale che è quella stessa proposta elaborata dal terzo settore che nei giorni scorsi io stesso avevo indicato come la più opportuna. Ora vanno determinati meglio obiettivi e contenuti della proposta che ora ha assunto caratteri ben diversi dal reddito di cittadinanza inizialmente ipotizzato». Critici i Fratelli d'Italia che con Riccardo De Corato chiedono i numeri precisi delle persone coinvolte e i parametri di assegnazione.
Con i beneficiari che «dovrebbero essere lombardi con residenza da almeno sette anni». Perché «Maroni ci ha illustrato un progetto i cui soggetti fondatori sono Acli, Caritas, Cgil-Cisl-Uil, Comunità di Sant'Egidio, Confcooperative e altre realtà molto lontane dalla maggioranza che governa la Regione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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