Bravo. E giustamente ambizioso. È nata una stella nel mai così tempestoso cielo della sinistra.
Perché l'assessore Pierfrancesco Majorino è riuscito nella straordinaria impresa di mettere a tavola 10mila persone di tanti colori e lingue diverse. (Razze non si può dire, oggi è vietato). Una festosa Babele apparecchiata anche contro molti compagni del Pd che fino all'ultimo hanno sperato in un nubifragio che facesse naufragare tra i vialetti di parco Sempione quella «Ricetta Milano» che tanto bella da raccontare nei giornali della sinistra e nei salotti della gauche caviar di Foro Buonaparte, sarà una bagno di sangue appena si tornerà a votare. E già si è visto ieri a Cinisello.
Non importa, sui principi non si deve negoziare, ripete con coraggio Majorino che sabato a festa finita era con l'impegnata e appassionata moglie a risistemare le transenne, mentre i commensali erano già a casa da un pezzo. Forse non più integrati, di certo satolli di cibo e ipocrisie. Al contrario di quanto ha raccontato la melassa buonista, l'immagine più significativa della giornata, perché adesso il Pd e forse anche l'intera sinistra (non solo a Milano), sono di fronte a un dilemma che nemmeno l'asino di Buridano, il filosofo allievo di Guglielmo di Ockham: decidere se il modello Majorino sarà il manifesto per far risorgere una sinistra in stato comatoso o se la sua parte in commedia è semplicemente l'ala sinistra da usare come esca per recuperare un po' di vecchi comunisti e terzomondisti.
Magari quelli che non vivono nelle periferie e nella case popolari, assediate da quelle stesse etnie che
sabato sono state santificate. E lo stesso dovrà fare il sindaco Sala: scommettere su Majorino o semplicemente sopportarlo? In Comune e nel Pd, perché per non aver deciso da quale sacco mangiare, quell'asino morì di fame.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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