Proposto e approvato con i voti della maggioranza. Con lordine del giorno del 20 febbraio il consiglio comunale dava «indirizzo alla giunta» affinchè i 40 milioni incassati con loperazione derivati (laccordo con cui il Comune ha rinunciato a costituirsi contro le banche) «vengano destinati a favore dei cittadini, evitando linasprimento delladdizionale Irpef». Non ci fosse stata la parola dellassessore al Bilancio Tabacci allora e confermata fino a un paio di settimane fa, cera anche il documento votato in aula a garantire i cittadini. Ma due mesi bastano a rimangiarsi la parola. Ne sono passati 6 dallaltro odg, quello che impegnava la giunta a mantenere il controllo pubblico di Sea e ora Pisapia vuol vendere il 50,1%. SullIrpef «il sindaco si rimangia anche limpegno presentato e votato dalla sua maggioranza, non è credibile» attacca il capogruppo Pdl Carlo Masseroli. Tantè, laumento delladdizionale fatta salva lesenzione per i redditi fino a 33.500 euro non sarà neanche oggetto di scontro al vertice di maggioranza convocato oggi per sciogliere gli ultimi nodi sul Bilancio 2012 prima che vengano approvato domani mattina in giunta. Alle 14.30 lassessore Tabacci ne presenterà le linee guida in Commissione, anche allopposizione. Alle 18 secondo round (dopo linfuocato vertice di domenica sera) tra sindaco, capigruppo e segretari di maggioranza, alle 21 lincontro con tutti i consiglieri del centrosinistra.
Aumentare lIrpef? «Non lo facciamo a cuor leggero ma è inevitabile» afferma il portavoce della Federazione delle sinistre Antonello Patta. La sinistra «radicale». Favorevole ad un ritocco che non peserà solo sui redditi più alti. Il Comune potrebbe alzare dello 0,3% laliquota già alla fascia tra 55mila e 75mila euro, poi dello 0,5 sugli over 75. «In quasi tutti i Comuni lombardi si paga lo 0,8 e senza esenzioni» afferma Patta. Persino più moderato dei «compagni» il Pd. La capogruppo Carmela Rozza frena, «si ragioni sopra i 75mila euro, i 55mila euro di reddito non sono da ricchi». Su Sea restano distanti i Democratici, che vogliono una decisione chiara in giunta su «quanto e come» vendere prima del referendum, e la sinistra (Basilio Rizzo e Patta) per cui«non sarebbe democrazia partecipativa se si decidesse prima e poi si consultassero i cittadini». Pisapia ha anticipato che il Comune chiederà ai milanesi «se preferiscono pagare più tasse o vendere Sea». Bocciato dalla sinistra, «sarebbe sbagliato porre domande del genere per ottenere un plebiscito, parli piuttosto delle strategie di sviluppo degli scali». Laria che tira tra gli alleati. E pure tra i confederali: su Sea la linea della Cgil è tranchant, «non si scenda sotto il 50%», ha già minacciato scioperi e da ieri ha congelato ogni rapporto col Comune anche sugli altri tavoli. Rinviate la firma di un accordo sugli sfratti e lassistenza Imu negli sportelli fiscali dei sindacati.
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