Cronaca locale

Aggressioni, paura e abusivi in cantina Le Case bianche in mano al racket

L'incubo dei palazzi con mille abitanti. Alloggi occupati dalle famiglie-clan e sotterranei trasformati in stanze a ore

Aggressioni, paura e abusivi in cantina Le Case bianche in mano al racket

È un topo morto che vi dà il benvenuto nell'universo delle Case bianche, i casermoni di edilizia popolare visitati quattro mesi fa dal Papa. C'è ancora il nastro bianco e giallo color Vaticano, a ricordare la storica benedizione di sua Santità, che il 25 marzo implorò per tutti la protezione materna della Beata Vergine.

Nei palazzoni Aler vivono mille persone, in 477 alloggi. Le case occupate abusivamente sono un centinaio. Il racket sembra avere il pallino in mano. Basta scendere pochi scalini e ci si trova davanti al cartello che minaccia «brutte conseguenze» a chi tocca o rompe (guarda la gallery). Il cartello è firmato. Il firmatario sta nel parco Galli a godersi un po' di fresco. E se qualcuno prova curiosare nei paraggi, non tarda ad arrivare. «Qui non ci sono ladri - sbraita con tono minaccioso - i ladri sono dappertutto». Gli inquilini hanno fotografato strane presenze intorno ai locali ex pattumiera. Raccontano di cantine date «in affitto» alla bisogna, a prostitute o trans che di notte accolgono lì i clienti. Le cantine occupate vengono sottratte a chi ne ha diritto e ne paga le spese. E se il proprietario rivuole la sua cantina deve ripagarla all'occupante. Pochi giorni fa, ne hanno parlato in Consiglio municipale, una donna ha denunciato di essere stata vittima di lesioni, nel corso di una rissa scoppiata per le sue lamentele: era stanca di dover aprire continuamente il portone a chi suonava per entrare senza chiavi del portone. Secondo qualcuno che la Trecca la conosce bene, chi suona non ha le chiavi e non ha diritto di averle. Gli sgomberi sono pochi. Per le regole in vigore oggi o si interviene subito, entro 48 ore, oppure si deve intraprendere una strada lunga e costosa per tutti.

La Case bianche sono nate in fretta e furia, per accogliere gli inquilini delle Case minime, costruite negli anni Trenta e poi abbattute. Sono arrivati poi da tutta Milano. E la logica vigente allora era il contrario del mix sociale che Aler vuol creare oggi. Non c'era mix allora, solo famiglie bisognose nella migliore delle ipotesi. Personaggi poco raccomandabili spesso. Di quell'era resta solo la statuetta della Madonnina, oggi spostata davanti alla caserma dei Carabinieri. Ogni occupazione abusiva è diversa dall'altra. Non si contano gli abusivi storici, situazioni consolidate da anni o decenni. Non mancano gli abusivi per «eredità», «colpevoli» di non essere entrati in tempo nello stato di famiglia dei legittimi assegnatari. Ci sono poi gli «stati di necessità», variamente giustificati. Alla Trecca è tutto complicato, sfumato, difficile, e anche distinguere il lecito dall'illecito non sarà così facile, per quei ragazzini che giocano a pallone fra macchine, scale e ringhiere. Bene e male si intrecciano, in questo universo, si danno del tu e abitano uno accanto all'altro.

Sicuramente è un bene che ci sia, sul perimetro delle Case bianche, la parrocchia di San Galdino, per quei ragazzi un punto di riferimento forte come la speranza, con la Caritas e gli altri volontari. Fuori c'è Milano, una Milano normale, con le sue strade, i suoi mezzi pubblici, i suoi parchi e il suo verde mediamente curato, esteticamente decoroso. Ma da Milano, arrivano, ogni notte, le orde. Cercano droga, sesso a pagamento, un rifugio per scappare da chissà chi o cosa. E non lo pagano neanche poco: si dice 300 euro per una specie di monolocale, alloggi sotto la soglia minima di superficie per essere affittati. Rogoredo non è lontana. E la Trecca è una piazza di traffici collegati, una filiale.

Le Case Bianche sono all'orine del giorno nell'agenda di Milano. Gli inquilini sognano di buttare giù tutto e ripartire da zero. O almeno di chiudere «la Trecca»; almeno la notte sarebbe più tranquilla. Aler ha dato una svolta. Il presidente Angelo Sala ha visitato via Salomone. Sono arrivate le telecamere, con cartelli in tutte le lingue, e arriveranno 17 ascensori nuovi. Anche il municipio vede questa come una priorità, un'emergenza urbanistica, di sicurezza e sociale, se quei ragazzini che giocano a pallone non andranno a scuola come dovrebbero. Alla commissione lunedì ha partecipato il Comune. I consiglieri di zona sono bersagliati di richieste, legittime, e proteste, comprensibili. «La scala e l'ascensore sono al buio da cinque giorni». Oggi c'è un bel sole alla Trecca, i bambini giocano a pallone come sempre. Ma quel che fa paura è il buio della notte.

Il buio delle cantine.

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