Albertini in difficoltà: «Non possiamo fare la succursale del Pd»Incubo defezioni

Gabriele Albertini, in difficoltà per il voto disgiunto di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi sostenitori, cerca di reagire. E lo fa con due dichiarazioni. «Con l'abbraccio di con il presidente del Parlamento europeo, il socialista Martin Schulz - ha detto innanzitutto - è sancito quello che già si sapeva. Ambrosoli appartiene alla famiglia - più che degna - dei socialisti europei che vedono come esponente italiano il Pd senza dimenticare le altre forze come Sel e Ingroia che si schierano all'interno dell'estrema sinistra a Bruxelles». «Il nostro progetto - ha tentato di sottolineare - è totalmente altro come dimostrato dalla nascita oggi del partito popolare lombardo e i nostri elettori lo hanno ben chiaro». Poi, riferendosi a un'auspicata dichiarazione di Mario Monti contro il cosiddetto «voto disgiunto», che prevedrebbe - da parte dei montiani - il sostegno a Umberto Ambrosoli in funzione anti-Maroni, ha ribadito: «Il dire che noi siamo una succursale del Pd, come qualcuno della nostra lista ahimè ha inteso affermare, è negare la nostra stessa proposta politica, che non è il trascurabile Albertini ma è l'importante scenario della Scelta Civica, che rifiuta la demagogia populista della destra leghista e la sinistra massimalista e ideologica».
«Capisco la prudenza, il garbo, il fair play del nostro premier - ha aggiunto Albertini - però finalmente sembra sia sia accorto che c'è qualcuno che fa la pipì fuori dal vaso». L'ex sindaco di Milano, impegnato in incontri elettorali in provincia di Varese, ha affermato che il suo Movimento «guarda al futuro, perché i riformisti non sono né di destra né di sinistra, ma sono per il futuro e la modernizzazione del Paese».


A dargli man forte l'Udc milanese, con il coordinatore cittadino Pasquale Salvatore: «L'unico voto utile in Lombardia è quello per l'Udc e Albertini». Salvatore ha inteso in questo modo arginare una serie di uscite e defezioni del mondo centrista ed ex Udc.

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