Albertini non crede all'alleanza bis: «Pdl e Lega ormai sono incompatibili»

«Fare una coalizione tra cani e gatti, con questa diversità strategica, è qualcosa che crea imbarazzo a tutti». Gabriele Albertini sintetizza con questa metafora la distanza programmatica tra Pdl e Carroccio, la natura «incompatibile» tra i due partiti. E spiega così: «Ho grande rispetto per i colleghi della Lega, però noi siamo in Europa con il Ppe e loro sono con il gruppo Europa della libertà e della Democrazia, il partito più contrario agli Stati uniti d'Europa, all'euro e a tutto ciò che stiamo costruendo».
L'ex sindaco di Milano, che ha ricevuto anche la benedizione di Formigoni per un'eventuale corsa alla poltrona della presidenza della Lombardia, auspica che «l'alleanza con la Lega venga decisa attraverso un congresso del partito e non da un ceto dirigente ristretto. Vorrei che questo fosse definito in un'assemblea più cospicua dei pochissimi intorno alla corte dell'imperatore», aggiunge.
L'eurodeputato Pdl, sempre a proposito dell'ipotesi di primarie di coalizione tra Pdl e Lega, si dice «favorevole alla competizione tra chi è chiamato a rappresentare i cittadini, però - avverte - sono perplesso sul fatto che si ipotizzino delle primarie di coalizione tra due partiti che sono diversi per progetti, storia e caratteristiche».
Tuttavia i vertici del Pdl sono per mantenere le alleanze. E la Lega non sembra dar peso alla provocazione del possibile successore di Formigoni. «Parole, parole, parole. Non perdo tempo a commentare Albertini» controbatte il segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini che aggiuge: «Anche a me, da milanista, piacerebbe che il Milan vincesse lo scudetto, ma mi sembra improbabile». Gabriele Albertini non risparmia battute pesanti contro Nicole Minetti, che ha rassegnato le dimissioni assieme ad altri 24 consiglieri lombardi. «Ora le arriverà una telefonata di Tinto Brass che la inviterà a fare un bel film che guarderò con grande piacere». Il regista risponde alla provocazione con un «perché no?» ma, specifica, «dovrei incontrarla prima di affidarle un ruolo».

Per attutire l'affondo di dubbio gusto, l'ex sindaco milanese racconta che nel 2005 convinse il presidente Silvio Berlusconi con una telefonata di un'ora a non inserire nel listino bloccato «non Nicole Minetti, ma una degna persona, che però aveva 21 anni e non era ancora laureata, che si chiama Lara Comi, attuale deputata europea. È stata fuori non perché non fosse commendevole, ma semplicemente perché non doveva stare nel listino una persona che aveva solo una confidenza con il capo del partito».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica