Tra ambientalismo e comitati De Cesaris ci è costata milioni

L'ex vicesindaco ha imposto un nuovo Pgt con gravi ricadute sui bilanci del Comune I suoi «no» a piazzale Lavater e Porta Nuova

di Carlo Maria Lomartire

È davvero strano che un politico esperto come il sindaco Giuliano Pisapia non lo abbia previsto. Fatto sta che con la sua prematura e tuttora inspiegabile rinuncia al secondo mandato ha scoperchiato il vaso di Pandora della corsa alla successione. L'ultimo caso - per ora - riguarda le dimissioni del potente e brusco vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, dimissioni tanto repentine e impreviste da apparire bizzarre. Ma solo qualche sprovveduto può credere che la signora dell'Urbanistica abbia sbattuto la porta per una ridicola questione di un'area per cani. Infatti si è già sistemata ai blocchi di partenza della corsa alla prima poltrona di Palazzo Marino, pronta a proporre la sua candidatura. Proposta che dovrebbe inquietare i milanesi giacché i precedenti ammoniscono che l'attività politica e amministrativa dell'avvocato De Cesaris finora è costata molto alle casse del Comune, perché ispirata a scelte intrise di un'ideologia rigidamente ambientalista.

È entrata in giunta da assessore all'Urbanistica, infatti, come la più zelante interprete di quella egemone linea verde della maggioranza arancione che chiedeva a gran voce di cancellare e riscrivere completamente il Pgt, Piano di governo del territorio, faticosamente varato dall'amministrazione di Letizia Moratti nonostante l'ostruzionismo feroce dell'opposizione rosso-verde: un piano intelligente e innovativo che prevedeva e consentiva lo sviluppo della città senza seppellirla sotto fantomatiche «colate di cemento». Risultato disastroso: il primo anno di attività della neonata giunta Pisapia fu impiegato tutto per rifare il Pgt, scrivendone uno completamente nuovo che rende praticamente impossibile lo sviluppo urbano. Ma soprattutto rinunciando così ad almeno 70 milioni di oneri di urbanizzazione che il Comune avrebbe incassato col Piano Moratti. Quel mancato incasso previsto fu solo in parte compensato aumentando del 50% il biglietto Atm, - per non dire delle altre tasse comunali - mossa scandalosa per un governo cittadino che ripete di voler incrementare l'uso del mezzo di trasporto pubblico. Atro costosissimo merito della De Cesaris fu la resa totale e incondizionata al «comitatismo». Qualsiasi comitato del «No» a qualsiasi iniziativa che prevedesse il minimo cambiamento degli assetti urbani finiva per averla facilmente vinta. Peccato però che spesso queste rinunce, con relative cancellazioni di contratti già stipulati, comportassero il pagamento di salatissime penali. Rinunciare alla realizzazione del parcheggio sotterraneo di piazzale Lavater, ad esempio, ha provocato il pagamento da parte del Comune di una penale di ben 10 milioni.

Insomma, l'ideologia urbanistica della De Cesaris si potrebbe sinteticamente descrivere così: no a qualsiasi novità, anche se a spese del Comune, cioè dei cittadini. Fosse stato per lei e se le cose non fossero già andate tanto avanti, avrebbe rinunciato anche a Porta Nuova e a City Life, le sole vere novità urbanistiche degli ultimi 50 anni e delle quali ora Pisapia si fa bello.

Come si fa bello della nuova Darsena, che non sarebbe stata rifatta, come pretendeva l'integralismo ambientalista, se i lavori non fossero da troppi anni iniziati e bloccati; non la si poteva lasciare in quelle condizioni. Insomma, quando la De Cesaris si candiderà ufficialmente sindaco la domanda da rivolgerle sarà: «Ma quanto ci costi, cara Ada Lucia?».

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