Gli Ambrogini come la Festa dell'Unità

Contrordine: la Festa dell'Unità è tornata a Milano. Sembrava un divorzio irreparabile. Per evitare la stangata dell'occupazione del suolo introdotta proprio dalla giunta Pisapia, a settembre i compagni avevano traslocato l'edizione 2012 a Sesto San Giovanni. Ma ieri mattina mancavano solo le salamelle al Teatro Dal Verme, trasformato in un tendone della kermesse rossa. Non le note di Bella Ciao, che invece sono state suonate dalla Banda degli Ottoni tra gli applausi e qualche pugno chiuso dal pubblico e le polemiche del centrodestra (il capogruppo della Lega Alessandro Morelli ha lasciato la sala per protesta). Alla cerimonia degli Ambrogini d'oro non sono mai mancato proteste. Qualche show in piazza, fischi o i cartelli dalla platea. Il palco aveva una sua sacralità, ma quest'anno è diventato il megafono per slogan e rivendicazioni. Apre le danze la Banda degli ottoni a scoppio che, si legge nella motivazione ufficiale, dal 1986 «suona per dar voce agli ultimi, sempre vicino alla gente, al fianco dei lavoratori nelle manifestazioni antifasciste e in quelle per i diritti e per la pace».

Tralascia di ricordare che da oltre vent'anni occupa anche abusivamente la Cascina Torchiera, i musicisti salgono sul palco e intonano Bella Ciao, le capogruppo di Sel e sinistra radicale, sedute sul palco nel tavolo dei capigruppo, si alzano per battere le mani con il pubblico, quello del Pdl Carlo Masseroli invece (...)

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