Anche a Milano sit-in di protesta per la condanna delle Pussy Riot

Non poteva mancare Milano tra le grandi città del mondo che hanno protestato contro la sentenza choc che condanna le Pussy Riot a due anni di carcere per «teppismo motivato da odio religioso». Così in via Dante, sotto la bandiera della Russia per Expo, è stato organizzato un sit-in di un'ora e mezza a sostegno del trio punk giudicato colpevole dal tribunale di Mosca. I manifestanti hanno più volte gridato «Svoboda», ovvero «libertà» per le tre cantanti colpevoli di aver recitato una preghiera anti Putin giudicata «blasfema» in una chiesa di Mosca. Alcuni manifestanti hanno indossato la balaclava, il passamontagna colorato utilizzato dalle ragazze e diventato ormai un'icona. A organizzare il presidio l'associazione Annaviva, il cui nome si ispira ad Anna Politkovskaja, che promuove la tutela dei diritti umani nell' Est Europa.
Tra i presenti al sit-in, gli assessori del Comune Pierfrancesco Maran e Cristina Tajani, «sindaco d'agosto». «Ritengo importante testimoniare in difesa dei diritti civili e della libertà di espressione, che sono alla base di ogni democrazia - ha detto Tajani -. I reati di opinione sono difficilmente conciliabili con la democrazia. La storia di queste giovani donne è emblematica perché ci ricorda come, anche in paesi a noi molto vicini, è ancora fragile il rispetto di alcuni diritti civili fondamentali».

Diversa la posizione di un uomo di chiesa, come Don Mazzi: «Tutto ciò che si fa con violenza o con sopraffazione e soprattutto con scarso rispetto delle persone e dei luoghi, in questo caso addirittura luoghi sacri, non va bene».

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