Le architetture domestiche del visionario Aldo Rossi

Una grande mostra dedicata all'architetto e designer milanese (che la città stava dimenticando)

Le architetture domestiche del visionario Aldo Rossi

Elegante ma non dandy, milanese e quindi riservato, fantasioso nel creare ma senza eccessi nel vivere, burbero con gli studenti però affabile con gli amici, più innovatore nella teoria che iconico nelle realizzazioni, disegnatore formidabile e uomo di cubi, cupole e quadrati, Aldo Rossi (1931-97) è tra i grandi architetti e designer del nostro Novecento è stato il primo italiano a vincere nel 1990 il Premio Pritzker che otto anni dopo sarebbe andato a Renzo Piano eppure non è mai davvero entrato nell'immaginario architettonico italiano, disegnato da tanti altri e chissà perché così poco da lui. Negli ultimi tempi è morto nel '97, a 66 anni, dopo un incidente d'auto, senza fare a tempo a vedere la sua ricostruzione del teatro La Fenice di Venezia - diceva che negli Stati Uniti facevano le tesi su di lui, mentre qui lo consideravano un architetto di cimiteri e del «Gallaratese», pensando al complesso residenziale Monte Amiata, nord-ovest della città, che progettò con Carlo Aymonino nel '67... Per non dire del celebre Monumento a Sandro Pertini, opera-simbolo collocata nel 1990 all'incrocio fra due vie milanesissime, Monte Napoleone e Alessandro Manzoni. Lui lo vedeva come una quinta teatrale dove chiamare gli artisti a recitare. Fu invece contestato, criticato, poco capito.

E in effetti, milanesissimo e lombardo di nascita e di lavoro, la stessa Milano e la stessa Lombardia lo hanno dimenticato. Se non fosse per la grande mostra che il Museo del Novecento - e chissà perché non la Triennale... - ha scelto di dedicargli: Aldo Rossi. Design 1960-1997. A cura di Chiara Spangaro, in collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi e Silvana Editoriale, che edita il catalogo, aperta da oggi al 2 ottobre, la mostra - che parla anche dell'architetto, del teorico e del critico (insegnò a lungo al Politecnico) ma si concentra sul designer -mette in fila in nove ambienti, dipinti in altrettante tonalità di rosa e blu, tra i suoi colori d'elezione, oltre 350 pezzi, alcuni mai esposti, tra arredi e oggetti d'uso, prototipi e modelli, dipinti e disegni firmati da Aldo Rossi fra il 1960, quando cominciò a realizzare i primi mobili con l'architetto Leonardo Ferrari, fino alle visioni artistiche degli anni '90.

La mostra è ricca, non ha un'impostazione cronologica ma procede per temi (ciascuna sala rappresenta un mondo nel quale emerge la relazione tra opere grafiche e prodotti artigianali e industriali), non è un'antologica («Servirebbe uno spazio grande dieci volte quello a disposizione», precisa la curatrice), è benissimo allestita da Morris Adjmi-MA Architects (e negli spazi del Museo del Novecento non è facile), e si conclude con la ricostruzione di un ambiente privato di Aldo Rossi, riassemblando parti e oggetti della sua casa di via Rugabella e dello studio.

Tra i pezzi più belli, che sono vere «architetture domestiche»: la libreria con le vetrinette stile Piroscafo che disegnò con Luca Meda per Molteni&C. nel 1990; le macchine per il caffè La cupola e La conica prodotte da Alessi degli anni '80; la scrivania Papyro (Molteni&C., 1989), il pazzesco mobile portadocumenti Carteggio (1987), un piccolo grattacielo in legno di noce; la poltrona Parigi per Unifor degli anni '80...

E poi, da segnalare, due allestimenti molto particolari: la sala che cita l'ossario del suo cimitero di San Cataldo a Modena, cioè un cubo con le finestrelle quadrate dove sono sistemati fermacarte, servizi da caffè, vasi e orologi da polso (che non possono essere fragili perché «devono segnare l'inaudita violenza del tempo»); e la ricostruzione in scala 1:5 - l'originale è in parte perduto - del colossale Teatro del Mondo, alto 25 metri, in tubi di acciaio e legno, che costruì su una chiatta e poi rimorchiò fino a Punta della Dogana (guardate le foto dell'epoca...) per la Biennale di Venezia del 1980. Fantasia, alto artigianato, visione architettonica, dettagli di design. Cioè il mondo di Aldo Rossi.

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