«É un inferno. I nostri figli vanno a scuola e gli altri bambini gli dicono: quand'è che arrestano anche tua mamma?». Fuori, sulle case e sui campi di Sedriano, si prepara l'autunno. Qui dentro, al primo piano del municipio, due uomini e tre donne: spaesati, quasi impauriti. É quel che resta della giunta comunale, decapitata mercoledì dall'arresto per associazione mafiosa del sindaco Alfredo Celeste. Mentre Celeste finiva in manette, i tecnici informatici di Ilda Boccassini sono venuti qua in municipio e hanno sequestrato tutto. E questo paesone di dodicimila anime si è ritrovato sparato nell'orbita dei mass media. Di sindaci finiti in manette l'hinterland milanese è purtroppo pieno. Ma qui, per la prima volta, un primo cittadino viene accusato di essersi legato mani e piedi al crimine organizzato. Sedriano si scopre la capitale della 'ndrangheta al nord.
La Padana Superiore, la vecchia statale che va verso il Ticino, attraversa paesi dove sono in tanti a parlare in calabrese. Bareggio, Cornaredo, Sedriano, Cuggiono. Non sono i centri storici dell'insediamento della 'ndrangheta a Milano. Per trovare le roccaforti bisogna scender verso sud, verso Corsico e Buccinasco, dove la presenza dei clan è stata per anni quasi sfacciata. Qui, lungo la Padana, i calabresi invece si sono inseriti senza fare chiasso. La maggior parte lavora seriamente, nel tessuto di piccole fabbriche, di commerci, di agricoltura. Qualcuno fa il delinquente, come i Musitano di Bareggio, e mette i suoi uomini nel mondo delle cooperative degli appalti. Ma con discrezione, senza dare nell'occhio. É anche per questo che per sbarcare nella politica il clan Mancuso ha scelto proprio questi paesoni?
A chi la attraversi in un pomeriggio come quello di ieri, Sedriano appare fin troppo sonnacchiosa. I festoni annunciano l'imminente festa patronale. I banchetti dell'opposizione, in piazza, chiamano a raccolta, «fuori la 'ndrangheta da Sedriano». Marco Re, ex sindaco comunista, penatiano di ferro, dice in televisione che «quando c'ero io, certa gente in Comune non metteva neanche piede». Ma se si ferma per strada il passante qualunque e gli si chiede se si era accorto che qui era diventata terra di mafia, si ottengono solo dei «boh», «so solo quello che ho letto sul giornale». Eccetera.
Per l'inchiesta della procura antimafia, lo sbarco della 'ndrangheta a Sedriano ha un protagonista. Si chiama Eugenio Costantino, calabrese di Cosenza ma cresciuto qui in paese: «Era a scuola con me - racconta Massimiliana Marazzini, assessore all'urbanistica - era un ragazzo come tanti. Poi l'ho perso di vista, so che è andato a vivere a Marcallo». Quando Costantino riappare a Sedriano, è uomo fatto, porta i capelli lunghi, ha un sacco di soldi in tasca e vuole candidare sua figlia Teresa in Comune. Siamo nel 2009, e Teresa Costantino viene inserita nella lista civica Pdl-Lega-Nuova Dc che vuole scalzare la maggioranza di sinistra, da sempre al potere a Sedriano. A farla mettere in lista, esaudendo le aspirazioni del babbo, è la Nuova Dc di Domenico Zambetti. A giugno 2009 si vota, e la lista civica scalza la sinistra. Diventa sindaco un personaggio particolare: Alfredo Celeste, un postino pugliese diventato professore di religione, già sindaco socialista di Sedriano negli anni '80, quando venne scalzato da un avviso di garanzia finito in nulla. E tornato trionfalmente in sella nel 2009.
Oggi Celeste, è agli arresti domiciliari, accusato dalla Procura di essere diventato l'esecutore dei voleri di Costantino e del clan Mancuso. «Nessuno dubita della asserita incorruttibilità di Celeste - scrive il pm D'Amico nella richiesta di arresto - dal momento che non risulta che lo stesso sia disposto ad accettare tangenti in denaro»: ma è disposto, per il pm, a garantire appalti e lavori in cambio di appoggio politico. Perché, come dice Costantino in una intercettazione, a Celeste fare il sindaco non basta, «queste persone sono molto megalomane, vogliono portare Alfredo Celeste a Roma come senatore». É davvero così? Qui, nella disadorna sala della Giunta, i cinque assessori continuano a non crederci. «Pacchetti di voti calabresi? Ma per piacere. Se Costantino avesse avuto tutti questi voti da portare in dote, li avrebbe fatti avere soprattutto a sua figlia. E sa quante preferenze ha preso Teresa Costantino? Ventotto...».
Di appalti e di favori, dicono i suoi assessori, Celeste non si è mai occupato. Ma le intercettazioni sono esplicite, e raccontano dimestichezza e quasi subalternità con uno come Costantino, l'uomo dai capelli lunghi e dagli orologioni d'oro, sulla cui reale attività pochi a Sedriano avevano dubbi. E raccontano anche di come molte pratiche passassero per le mani di un signore che ufficialmente in Comune non aveva alcun ruolo: Marco Scalambra, marito del capogruppo del Pdl Silvia Fragnani. É con Scalambra che l'assessore all'Urbanistica Linda Ghidoli parla al telefono dei lavori per la Villa Colombo, la dimora patrizia che diventerà il nuovo municipio. Perché? Cosa c'entra Scalambra? «Ne parlavo con lui perché sua moglie aveva troppo da fare», risponde la bionda e minuta assessora Ghidoli. «E poi Scalambra in paese lo conoscevano tutti».
Adesso anche Scalambra, il marito della capogruppo, è in galera: dietro di lui, dice la Procura, c'era il clan Mancuso, come dietro ad Eugenio Costantino, e insieme muovevano il sindaco Celeste come un pupazzo. «Ma noi non ci crediamo», dicono i cinque assessori. Fuori, nelle strade del paesone, la gente non sa cosa pensare.
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