Assaggiare non basta Un sorso per imparare lo spirito dei Caraibi

Domani al Marriott torna la rassegna milanese 500 etichette in degustazione e 4 masterclass

Forse è l'unica scuola in cui andare a lezione il sabato pomeriggio non pesa a nessuno. D'altronde i prof non hanno l'aria degli insegnanti severi. Anzi, sembrano un po' i più discoli della classe. E se si conta che non ci sono libri ma si impara assaggiando e studiando le etichette, si capisce perché il Rum Festival rischia di essere il «liceo» più amato di Milano.

Eppure l'anno scorso era nato solo come rassegna per appassionati, sulla scia del Whisky Festival e del White Spirits Festival. Andrea Giannone e Giuseppe Gervasio Dolci, anime milanesi delle tre rassegne, di certo non pensavano di diventare docenti. Ma il successo è stato inaspettato (1.400 spettatori) e le rotte della canna da zucchero sono corsare e tempestose: c'era bisogno di un appuntamento che non solo fosse occasione di magnifiche degustazioni, ma facesse un po' da astrolabio nell'oceano di pregiudizi e fake news in cui naviga il rum, principe zingaro dei distillati.

Ecco così che la seconda edizione del Milano Rum Festival, in programma domani all'Hotel Marriott di via Washington dalle 14 a mezzanotte, si traveste da Rumpedia. E si propone di fare un po' di cultura. Almeno quel tanto che basta a chiarire che non tutti i rum sono dolci, non tutti sono robaccia buona solo per il Cuba libre e che gli shot con il succo di pera sono un male moderno quasi quanto i risvoltini dei calzoni.

Il meccanismo è collaudato: ingresso gratuito, kit di degustazione a 5 euro e assaggi dai 3 euro in su. Oltre 70 brand e 500 etichette in mescita, i cocktail del «Casa mia» bar a 5/7 euro con rum Plantation e cachaça Magnifica. E poi i single cask dal Caribe profondo, i mastodontici Demerara, le chicche purissime e selvagge delle Antille francesi, le selezioni di collezionisti come Giorgio D'Ambrosio del Bar Metrò: c'è tempo e modo di perdersi tra i vari stili e produttori. Ma c'è anche l'occasione di imparare, appunto.

Già, perché saranno ben quattro quest'anno le masterclass in programma. Gli agricoles di Domain Severin e Damoiseau dalla Guadalupa, Abuelo da Panama e i gioielli scovati per Rum Nation/Rare Rums da Rossi&Rossi. Più un seminario gratuito tenuto da Leonardo Pinto (direttore di ShowRUM) sulla cachaça, lo spirito brasileiro. Cinque materie per cui in cattedra saliranno gli ambasciatori e i direttori delle distillerie, pronti a condurre chi vorrà partecipare (biglietti da 20 euro) in veri percorsi educativo-gustativi.

Perché la chiave è sempre la stessa. La curiosità per i distillati è in grande crescita, c'è richiesta di qualità e di trasparenza. Così anche l'anarchico mondo del rum sta evolvendo in questo senso, superando i prodotti più industriali per puntare i riflettori su bottiglie provenienti da singoli barili e singole distillerie, accenti di eccellenza che nulla hanno da invidiare agli scotch.

Spazio dunque a marchi come Relicario, Diplomatico, Dictador, DonQ e chi più ne ricorda miglior

voto prenderà. Non ci saranno compiti a casa, nessuno chiederà a fine serata di snocciolare le differenze tra stile spagnolo, francese e inglese. Ma c'è da scommetterci che qualcuno lo avrà imparato anche senza volerlo.

MZuc

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