Assaltavano i tassisti Bonnie e Clyde in cella

Solita messinscena: lei entrava in auto, lui fingendo di aggredirla rapinava il conducente

Assaltavano i tassisti Bonnie e Clyde in cella

Lui la mente, lei il braccio o viceversa: una coppia, quando è anche criminale, può avere ruoli interscambiabili. Ad esempio i due rapinatori di tassisti arrestati venerdì dalla squadra investigativa del commissariato Porta Genova. Un uomo e una donna, rispettivamente di 51 e 47 anni - Alfonso e Veronica - italiani, legati da un rapporto personale, ma anche, perché no, «affaristico». Entrambi tossicodipendenti (secondo la questura sarebbero consumatori incalliti di cocaina e quindi fortemente bisognosi di denaro) e con numerosi precedenti specifici alle spalle, avevano architettato una tecnica che definire «collaudata» sarebbe a dir poco riduttivo. E di cui, visto il loro burrascoso passato penale e l'esperienza maturata, erano anche gli ideali artefici.

Durante i colpi (due riusciti, uno solo tentato) la donna sembrava in tutto e per tutto una normale cliente che, in strada, cercava affannosamente di fermare un taxi di passaggio in zona Navigli. Quando ci riusciva il complice fingeva di cogliere quella sorta di occasione insperata. Così saliva pure lui a bordo della vettura e, tenendo la portiera bloccata minacciava, oltre al conducente, anche la «finta cliente» con un coltello.

Il successo, soprattutto se facile, può però far commettere degli errori. Succede a fine agosto. Una chiamata, giunta al centralino del radiotaxi da parte di una voce maschile (un conoscente della 47enne) che chiedeva una macchina in via Arena, farà supporre poi, correttamente, agli investigatori, che si sia trattato di un colpo premeditato. A conferma di questa ipotesi anche il fotogramma delle telecamere di sorveglianza in cui si nota la coppia di malviventi camminare proprio lungo la strada in cui era stato chiamato il tassì e l'uomo fare un cenno d'intesa alla complice. Poco importa se poi i due, che anche in questa occasione si sono finti rispettivamente «cliente occasionale» e «rapinatore fortuito», dopo un colpo da 500 euro (il valore dell'incasso del tassista) si allontanano in direzioni opposte. Le indagini, sulla scorta di quel cenno, vanno avanti. E per circa trenta giorni si cercano riscontri sull'uomo della chiamata, appurando infine che si tratta davvero di una persona all'oscuro di tutto.

Il blitz della coppia si ripete a metà ottobre in via Scaldasole, ma il tassista stavolta reagisce con prontezza, riuscendo a riprendersi il portafogli con 300 euro all'interno. Due settimane prima invece, sempre stando alle ricostruzioni dei poliziotti, i complici erano andati a segno in piazza Axum e poco dopo si erano fermati in piazzale Brescia pagando due caffè, due brioche e un pacchetto di sigarette con il bancomat rubato poco prima al tassista. A quel punto, però, i poliziotti sapevano già tutto di loro: intercettato il loro traffico telefonico erano risaliti ai nomi e potevano mostrarne le foto alle vittime.

Le manette per i fidanzati scattano venerdì sera. Lei viene fermata mentre scende da un tram: gli agenti in scooter, dopo aver seguito il mezzo pubblico, al momento opportuno intervengono.

Lui viene bloccato a casa, a Sedriano: poco prima dell'arresto ha messo a segno un furto in un supermercato. La polizia intanto avverte: «Potrebbero essere autori di più colpi» E invitano a segnalare eventuali casi simili.

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