Cronaca locale

Da "assessore" ad "assessora". A Milano è prioritaria la lotta ideologica

Invece di discutere di gap salariali tra uomini e donne o di discriminazioni, la sinistra di Milano porta avanti la rivoluzione ideologica dell'italiano

Da "assessore" ad "assessora". A Milano è prioritaria la lotta ideologica

Sono tante le tematiche legate al mondo femminile che potrebbero essere affrontate per migliorare la condizione delle donne. Ci sono le discriminazioni, le violenze, le ingiustizie nel mondo del lavoro. Questi sono solo degli esempi di argomenti concreti che se affrontati con la giusta forma mentis potrebbero portare a compiere importanti passi avanti per la questione femminile. Eppure, sembra che la sinistra sia più interessata a percorrere i facili sentieri della linguistica, che a parte portare qualche medaglia sul petto dei paladini del politicamente corretto, in concreto non offrono nulla alla causa. Lo dimistra quanto avvenuto pochi giorni fa a palazzo Marino a Milano.

La schwa di Michela Murgia e i vari asterischi utilizzati per troncare le parole e renderle neutre, eliminando il genere maschile e femminile, sembrano essere l'unico apporto del quale sono capaci a sinistra. Le battaglie ideologiche che nei fatti si rivelano inutili sono da sempre una prerogativa della sinistra, che non si smentisce nemmeno nei luoghi delle istituzioni, anzi. Paladina di questa guerra ideologica è Laura Boldrini, pasionaria del femminismo ideologico (ma a senso unico) che ha fatto proseliti a sinistra, come dimostra Gaia Romani, neo assessore, pardon, assessora ai servizi civili di Milano.

Il Comune guidato da Beppe Sala non ha trovato niente di meglio da fare che assecondare la richiesta e modificare la targhetta da "assessore" ad "assessora" sulla porta dell'ufficio della Romani. "Ho chiesto di sostituire la targa sulla porta del mio ufficio perché il cambiamento parte dalle piccole azioni. È un messaggio a cui tengo molto e quindi eccoci qui, pezzo per pezzo".

Tuttavia, questa decisione qualche malumore l'ha portato, non tanto per la targa ma perché si continua su un binario ideologico che lascia indietro questioni pratiche di ben più importante attuazione. "Spiace constatare che, per l’ennesima volta, la sinistra riduca il tema della parità tra i sessi a una sterile questione linguistica. Cambiare la targhetta assessore/assessora con foto da esibire banalizza una discussione e ridicolizza molte istanze delle donne", sottolinea Silvia Sardone, consigliere comunale a Milano con la Lega.

L'esponente del Carroccio prosegue: "La sinistra promuove il linguaggio fluido o neutro, politicamente corretto, concentrandosi sugli asterischi o usando la lingua schwa". La Sardone, quindi, tira in causa l'ex presidente della Camera: "La Boldrini recentemente è arrivata a dire che bisogna cancellare alcuni proverbi antichi in quanto sessisti. Mi piacerebbe poter parlare di gap salariale tenendo conto che lo scarto nello stipendio netto mensile a cinque anni dal conseguimento della laurea magistrale è di oltre 500 euro tra uomini e donne".

Ma dei temi realmente utili non sembra interessare a nessuno: "Appena il 18% delle posizioni regolate da un contratto da dirigente è occupato da donne, una percentuale che negli ultimi 10 anni è cresciuta di appena dello 0,3%. Allo stesso tempo sarebbe importante discutere del tema della violenza sulle donne che osano ribellarsi alla sottomissione del velo islamico".

Silvia Sardone conclude: "Il Comune di Milano sia in prima linea con azioni concrete e non con azioni ideologiche che fanno solo sorridere! Piuttosto che cambiare targhette, moduli o documenti si impegni a fornire servizi a tutti i cittadini, in maniera concreta".

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