Cronaca locale

"Auto lombarda a rischio, salviamola"

"Green" e divieti mandano in fumo aziende e posti di lavoro. Ma c'è un'alternativa: un piano per tutelare un settore da 1000 aziende e 50mila occupati

"Auto lombarda a rischio, salviamola"

Il settore auto lombardo è a rischio, minacciato dall'ideologia verde, dal massimalismo, dai divieti, dall'irresponsabilità di un pezzo di politica che lo vive come un fastidio, e non come una risorsa da preservare.

Eppure la filiera automotive lombarda è un patrimonio, dal punto di vista economico e sociale. Conta oltre 1.000 aziende, 50mila occupati, 20 miliardi di fatturato all'anno, con un alto tasso di esportazione e di innovazione, e grazia a questi numeri si piazza al secondo posto in Italia ed è stabilmente, con altre, al quinto posto in Europa.

Un patrimonio che potrebbe (e dovrebbe) essere salvato e valorizzato con una ricetta fatta di libertà e incentivi - più che di crociate demagogiche - e invece oggi viene messo a repentaglio, in primo luogo dagli obiettivi di transizione ecologica posti dall'Europa con vincoli rigidi e tempi indicati. Sono 20mila i posti di lavoro a rischio solo in Lombardia; e in Italia si rischia di perderne al 2040 circa 73mila posti (dieci volte tanto in Europa).

Un impatto devastante, da scongiurare. Da queste premesse parte un documento di fondamentale importanza che ieri è stato affinato e presentato in Regione, dopo un lavoro di elaborazione condotto nel tavolo convocato e coordinato dall'assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi: il «Manifesto per una mobilità sostenibile sotto il profilo ambientale, economico e sociale, da perseguire con una giusta e razionale transizione nell'ottica della neutralità tecnologica».

Indirizzato al governo nazionale e all'Europa, il documento è firmato da 50 sigle del settore - non solo auto, anche aerospazio e carburanti - e contiene richieste precise per salvare il settore. Lo hanno firmato i rappresentanti di Cluster Lombardo Mobilità, Cluster Aerospazio Lombardia, Unione Energie per la mobilità, Assopetroli, Assogasliquidi, Federchimica, Federmetano, Assogasmetano, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, Confindustria energia ed Eni.

Più che protestare, si sono messi - come si dice - intorno a un tavolo, e hanno elaborato questa piattaforma rivendicando la libertà di ottenere sì gli obiettivi ambientali prefissati - la decarbonizzazione - ma seguendo una strada lombarda. «È compito di tutti - si legge nel manifesto - istituzioni, industria, associazioni imprenditoriali e sindacali, università e centri di ricerca e di trasferimento tecnologico creare le condizioni per una graduale e razionale transizione contraddistinta dalla neutralità tecnologica, evitando inopportune accelerazioni che determinerebbero per il nostro continente la perdita di una leadership conquistata in cento anni di ricerca, innovazione e scelte imprenditoriali».

La attuale proposta europea di transizione, nell'attuale versione - si legge ancora - «provocherebbe immediate ripercussioni industriali in Europa, anticipando di almeno 5-7 anni rispetto al 2035 il phase-out dei veicoli con motore a combustione interna», inoltre determinerebbe «l'interruzione di molte attività per l'impossibilità di gestire una riconversione repentina», e «non consentirebbe la trasformazione del settore della produzione, stoccaggio e distribuzione dei prodotti fossili».

Una «tempesta», la definisce il manifesto. Con le regole attuali, la «temuta tempesta economica e sociale sarebbe inevitabile». Ma, come detto, l'iniziativa non è (solo) di protesta, bensì di proposta. E le proposte, inserite nel manifesto per tutelare la competitività lombarda, si fondano sul principio della «neutralità tecnologica», che attribuisce pari dignità e sostegno a tutte le trazioni, compresi i motori endotermici evoluti o alimentati con carburanti non fossili o a basso contenuto di carbonio, prodotti da scarti o rifiuti, e motori elettrici.

«L'importanza di questo documento - ha fatto notare il governatore Attilio Fontana - sta nei contenuti e nel metodo di elaborazione. Una proposta con cui intendiamo costruire insieme una alternativa».

E gli aderenti al Manifesto si sono impegnati a proseguire nella ricerca di soluzioni concrete e adottabili in tempi brevi per una decarbonizzazione sostenibile anche sotto il profilo economico e sociale.

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