Maria SorbiIl piccolo Giovanni, il bimbo di due mesi e mezzo abbandonato lunedì pomeriggio al Policlinico, è stato lasciato dalla madre all'interno della culla della vita, la versione moderna della ruota degli esposti per salvare i neonati non desiderati. Ma la sua non è l'unica storia di abbandono con cui i medici di Neonatologia hanno avuto a che fare. In un anno sono stati 23 i bebé non riconosciuti dai genitori: di questi 19 sono nati tra le mura della clinica Mangiagalli e rappresentano lo 0,08% delle 22.115 nascite registrate in città nel 2014. I numeri sono stati raccolti dall'osservatorio di «Madre segreta», il servizio che si occupa dei bimbi lasciati dalle mamme a pochi giorni o a poche ore dalla nascita. E ogni cifra racconta implicitamente un dramma, una sofferenza soffocata, troppo difficile da dire ad alta voce, una separazione dovuta nella maggior parte dei casi a disagi economici. Nei 13 anni monitorati dall'osservatorio, il fenomeno ha riguardato soprattutto mamme immigrate (il 65% di quelle che non hanno riconosciuto il figlio) ma le italiane rappresentano comunque più di un terzo: il 35% dei casi.Storie come quella di Giovanni «devono servire a riportare attenzione su un disagio sociale sempre più evidente - sprona Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava, impegnata contro l'abbandono e nella promozione delle culle salva vita - e sulla necessità di tutti noi di accompagnare le donne in difficoltà, nel percorso previsto dalla legge, verso il luogo più idoneo che è l'ospedale».L'obbiettivo è evitare casi tragici come quello del bimbo ritrovato senza vita in un cassonetto di Modena. E fare in modo che i neonati non voluti possano ricominciare una seconda vita. Come fortunatamente è accaduto a Giovanni. Il piccolo, che è stato abbandonato nella culla con tanto di pannolini, tutina, latte e un fogliettino con scritte le date delle vaccinazioni, sta bene, ha trascorso la sua prima giornata in ospedale in totale tranquillità. «È accudito e coccolato, gode di ottima salute» conferma il responsabile di Neonatologia e terapia intensiva neonatale Fabio Mosca, che per primo ha soccorso il bambino e gli ha dato provvisoriamente il nome di suo figlio. Come prevedibile, è scattata la gara all'adozione. I centralini dell'ospedale sono stati di fuoco e parecchie coppie, dopo aver letto gli articoli sui giornali, si sono offerte di ospitare temporaneamente il bimbo. In tanti si sono candidati per una vera e propria adozione. Chiamate che testimoniano tanta tenerezza ma che si sono rivelate inutili. Il destino di Giovanni è ovviamente nelle mani del Tribunale per i minorenni che seguirà l'iter di adozione come aveva fatto per il piccolo Mario, il bimbo abbandonato a una settimana dalla nascita alla Mangiagalli nel 2012.
Un altro caso di «seconda vita» è stato quello della piccola Daniela, abbandonata esattamente un anno fa nella culla salva vita di Careggi a Firenze. «È bene - aggiunge Mariavittoria Rava - che aprano sempre più culle per la vita e che le donne lo sappiano». L'ultima culla è stata inaugurata proprio ieri a Pedriano (Melegnano).Bambini abbandonati, i numeri del dramma: 23 casi in un solo anno
Giovanni, lasciato nella culla salva vita, sta benone Al Policlinico pioggia di telefonate per adottarlo
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