Finisce a Roma il caso delle «barbie della Mobile», cioè le funzionarie messe alla gogna con un volantino fatto circolare all'interno della questura. Lo Sco, il Servizio centrale operativo, punto di riferimento per la polizia investigativa a livello nazionale, ha infatti chiesto ad Alessandro Giuliano una relazione per capire come sia nata questa sorta di «guerra dei sessi» con uomini, quasi tutti in ruoli subalterni, contro donne a capo delle diverse sezioni.
Il caso era scoppiato tre settimane fa, quando apparve nei corridoi un volantino di due facciate scritte fitte fitte dal titolo «l'ufficio delle barbie». Un ignoto estensore chiedeva l'intervento del questore per raddrizzare la rotta di un squadra che sembrava alla deriva. Le copie rimanevano in giro pochissimo tempo poi venivano raccolte e i vertici di via Fatebenefratelli aprivano un'inchiesta interna per capire chi fosse il «corvo». Nel testo, l'anonimo dipingeva una situazione disastrosa all'interno della mobile a causa della presenza di queste «barbie» che avrebbero trasformato «un glorioso ufficio in un ritrovo di bambole». E poi con nomi e cognomi. Di una dirigente si dice che sia «presuntuosa, arrogante, malata» e che si spulci i capelli sulla scena del crimine, di un'altra che si appropria del lavoro altrui e caccia chiunque osi contraddirla. Una terza viene definita «un danno per il solo far parte della polizia» in cui sarebbe entrata grazie alle raccomandazioni di un parente con importanti incarichi al ministero.
Una vicenda che ovviamente non poteva restare circoscritta alla questura. Così, in attesa degli esiti dell'inchiesta interna, da Roma è partita una richiesta di chiarimenti al capo della mobile Alessandro Giuliano.
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