Nel «day after» prevale il disorientamento. La nascita di «Nuovo centrodestra», il raggruppamento degli ex Pdl che fanno riferimento ad Angelino Alfano, ha qualcosa di diverso da precedenti vicende interne alla coalizione. E a Milano si percepisce questo clima: chi se ne va sembra farlo controvoglia; chi resta è amareggiato. La prospettiva, per tutti, sembra quella di una separazione non traumatica (magari non definitiva). Certamente è difficile ravvisare negli enti locali, sia pure importanti, le ragioni politiche della scissione romana. Così tutti, dalla Regione alla Provincia, dal Comune alle Zone, sembrano voler escludere contraccolpi, per non pregiudicare le giunte in carica - là dove ci sono - o il lavoro da opposizione - come a Palazzo Marino, dove a nessuno sfugge la necessità di riconquistare il Comune nel 2016.
In Regione, dunque, dove c'è il grosso degli scissionisti (8-9 consiglieri su 19) molti si sono precipitati a garantire una tranquilla navigazione a Roberto Maroni. Dal neo-centrista Mauro Parolini al forzista Mario Mantovani, al leghista Massimiliano Romeo. Il Pd, con Alessandro Alfieri, profetizza «la paralisi» e la «ridefinizione degli equilibri», ma la verifica sembra fissata a febbraio, com'era fin dall'inizio. In Provincia due-tre consiglieri per parte si sono già manifestati. Per il resto, molto dipende dalle scelte di Guido Podestà. E il presidente intende aspettare il vertice del gruppo, mercoledì, prima di comunicare il suo orientamento. Tuttavia ieri ha voluto smentire categoricamente la sua intenzione (vociferata) di aderire a «Nuovo centrodestra»: «Si tratta di voci del tutto infondate» ha detto al «Giornale» con grande nettezza. In Comune gli alfaniani sono fermi a due: Matteo Forte (area Comunione e Liberazione) e Carmine Abagnale. «Stiamo cercando di capire che prospettive ci sono - ha detto Forte - Non aderirò a Fi ma valuteremo nei prossimi giorni le forme in cui si tradurrà questa scelta».
Il coordinatore cittadino Giulio Gallera è convintamente forzista e anche nei consigli di zona (significative spie degli orientamenti della base) prevale senz'altro l'adesione a Forza Italia. Questa la scelta di Antonio Testori in zona 1 ma anche di Paolo Zanichelli in zona 4: «Io sono rimasto a un documento unitario e condiviso» precisa. Convintissimo di Forza Italia anche il capogruppo di zona 7, Antonio Salinari: «Nasco in Forza Italia Giovani - dice - se adesso torniamo alle origini sono contento, ma serve ricambio». Forzisti convinti anche Claudio Consolini, ex presidente e oggi capogruppo in zona 8, e Alessandro Fede Pellone in zona 9: «Finito il tempo di porgere l'altra guancia» dice. «Tenderei a stare con Alfano - spiega invece il capogruppo di zona 3, Nicola Natale - ma vorrei prima discuterne con i colleghi del partito».
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