Basso ritorna in bici: «Sono felice così... Per le gare vedremo»

Il campione è già in sella un mese dopo l'intervento «Pedalare è la mia vita ma non c'è solo l'agonismo»

L'Hotel Mercure di Pau è solo un brutto ricordo. Era il 13 luglio ma sembra un secolo. Ivan Basso sui Pirenei era stato costretto a scendere dalla sua bici, aveva dovuto lasciarla lì. Un pezzo del suo presente e della sua storia che scappavano via. Ma ci sono fughe e fughe e questa era una di quelle che il due volte vincitore del Giro non aveva nessuna voglia di lasciar andar via. Così dopo un mese, dopo un intervento per un tumore a un testicolo, su quella bici ci risale. Torna a pedalare e torna a coniugare i verbi guardando avanti. «La bici, indipendentemente da quello che succederà, farà sempre parte di me, della mia vita e del mio futuro. Le gare? vedremo...». E sono due parole che fa piacere sentirgli dire: vita e futuro. Fa piacere perchè da quella caduta nella tappa di Amiens al Tour de France che gli ha permesso dopo una Tac di scoprire quelle cellule tumorali è cambiato tutto. É cambiata la sua sfida. E così ora, all' Aquagranda Sport Fitness Centre di Livigno, gli occhi sono più sereni che in Francia. E' tornato in bici, è tornato a pedalare, è tornato indietro a cercare di riprendersi la sua vita normale. Non ha gare in programma e forse non ne avrà più. Ma non è questo il problema e non è questa la preoccupazione. A poco più di mese dall'intervento non sono state necessarie cure aggiuntive e il campione varesino ha ricominciato a fare ciò che ama di più: «Poter tornare a pedalare – spiega – per me è una grande vittoria. Il prossimo step ora sarà il primo settembre, quando una Tac e le analisi dei marcatori tumorali diranno se il problema è risolto. Io sono fiducioso e voglio pensare che tutto andrà per il meglio. Ho iniziato a fare le prime pedalate e non sto pensando a un allenamento agonistico, per quello avrò ancora tempo e modo di riflettere e valutare sul da farsi». La bici resta lì. Al centro della sua vita nonostante tutto. La bici sarà la sua occupazione indipendentemente da quello che succederà: «Qui a Livigno ho trovato l'ambiente ideale per riprendermi – racconta – Per trascorrere tempo con la mia famiglia che per me è molto importante. Sono venuto qui perchè è una località che conosco da moltissimi anni, è una palestra a cielo aperto per noi ciclisti». Livigno, la sua famiglia, la bici, l'affetto di un mondo, quello ciclistico, che come aveva già detto ripartendo da Pau «è un mondo di persone per bene …» e che gli si è stretto attorno. Ma non solo il ciclismo. «Ho voluto essere accanto a Ivan in questo momento – spiega Antonio Rossi, assessore allo Sport e alle Politiche per i Giovani di Regione Lombardia – perchè sono un suo grande tifoso e perchè è un campione della nostra Regione. Quello che ha fatto Ivan da punto di vista sportivo e umano è un gesto di grandissimo valore. Ha saputo affrontare la malattia con il sorriso sulle labbra che lo ha sempre contraddistinto anche nella sua carriera di corridore, e penso che anche questo fatto possa essere un esempio per molte persone». Basso tona in sella quindi. Guarda lontano perchè ancora non sa quanti chilometri gli mancano all'arrivo. Però pedala e questo è ciò che conta: «Non so se tornerò a correre- racconta – Ma nella vita non esiste soltanto l'agonismo e oggi non sono in grado di dire se riprenderò le gare. È vero, invece, che non ricordo di avere mai fatto una vacanza così lunga, sicuramente è da anni che non mi capitava di stare un mese senza pedalare. Però adesso sono davvero molto felice di tornare a farlo. E devo riconoscere che la bicicletta è felicità, vita e benessere». Si riparte dunque.

E si riparte per una delle tappe più importanti dove il pettorale davvero non serve. Senza gregari, senza gran premi, cime coppi, maglie rosa o gialle e senza ammiraglie al seguito. Ma mai come oggi, per Ivan Basso questi sono dettagli assolutamente trascurabili.

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