Via Benedetto Marcello difende i suoi alberi

Non arrabbiati. Di più. Non indignati. Di meno. Offesi, am per niente remissivi. Così si sentono gli abitanti di via Benedetto Marcello, che non staranno a gaurdare i trenta meravigliosi alberi che cadranno sotto la violenza dell'uomo, abbattuti da lavori che non sono stati preannunciati da nessuno e che sono stati autorizzati «da a A2A per la costruzione di una centralina. Una vergogna» commenta Luca Lepore della Lega Nord.

Un gruppo di cittadini ha invaso ieri pomeriggio la sede della Zona 3 perché la stessa vergogna riguarda anche altre strade, quali via delle Argonne e corso Indipendenza. I giardini di via Benedetto Marcello sono l'orgoglio degli abitanti per la loro bellezza e soprattutto perché sono stati voluti da un gruppo di architetti degli stabili al numero 2,4,6 negli anni '40, quando dagli stessi architetti è stata donata anche la fontana di una bellezza sincera e antica, difficile da trovare a Milano soprattutto nelle fontane.

Dopo l'abbattimento del primo albero di 30 metri alcuni cittadini hanno chiesto i documenti a coloro che stavano procedendo allo scempio nell'area di lavoro, recintata adeguatamente, quasi a nascondere i fatti, e attaccata alla magnolia che ricorda la morte dei giudici Falcone e Borsellino, a cui i giardini sono dedicati. I documenti non si sono visti. «Scandaloso. Hanno celebrato il ricordo dei due giudici proprio qualche giorno fa e ora deturpano una delle aeree verdi più belle della città vincolata dalle Belle Arti» dice Massimiliano Randi che passa davanti al bel sito verde.

«Due sono i colori di Milano. Il bianco, che è il colore dell'acqua, e il verde che è quello degli alberi. Gli alberi della nostra città vanno tenuti, non si fa come sta succedendo in via Benedetto Marcello» ha detto il consigliere del Pd Carlo Monguzzi ieri in commissione Urbanistica. I cittadini della via sostengono che non sono stati avvisati dell'azione contestata né il comitato di quartiere né tantomeno il consiglio di Zona. Qualcuno aveva sentito della possibilità di abbatimento di cinque, non di trenta piante, una quantità che va a rappresentare il cuore più verde e salutare degli incantevoli giardini. Che accadrà oggi? Qualcuno ha già detto che se, dopo l'abbattimento della prima pianta, procederanno all'«uccisione» delle altre potrebbe anche impedire il corso dei lavori con metodi non proprio ortodossi».

Al di là del problema della rimozione, costa meno di mille euro salvare una pianta e quanto costa invece piantarne una nuova? L'amministrazione continua a dimenticare che ogni lavoro viene pagato con le tasse dei cittadini e che quindi gli abitanti dovrebbero venire almeno interpellati, soprattutto quando si tratta di toccare l'ambiente che fa parte del nostro benessere.

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