Hanno visitato gli immobili utilizzati dalla criminalità organizzata scoprendo che cosa si faceva prima che venissero confiscati dallo Stato e affidati al Comune e quali attività ospitano adesso che sono stati assegnati, per finalità sociali, ad associazioni no profit ed enti. Hanno seguito la presentazione dei libri con storie di mafia, alcune delle quali legate proprio a Milano. Ma non è finita qui. Hanno infatti partecipato ai concerti di Fondazione Milano e agli spettacoli nella «discoteca delle cosche» all'Ortomercato e alla partita di rugby con una trentina di bambini temerari che sotto l'acqua si sono sfidati ieri mattina nel «riconquistato» centro sportivo comunale di via Iseo, più volte danneggiato per ritorsione. E, soprattutto, hanno ascoltato con grande partecipazione le parole del Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, di Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera e di Livia Pomodoro, presidente del tribunale di Milano che dall'aula consiliare di Palazzo Marino, venerdì sera avevano riaffermato l'impegno delle istituzioni e della società civile contro la criminalità organizzata e in favore della promozione della cultura della legalità a Milano e nel resto del Paese.
Questo in sintesi è stato il primo Festival de beni confiscati alle mafie per le centinaia di milanesi che da venerdì a ieri hanno potuto partecipare a più di 90 eventi in tutta la città. La Lombardia è la quinta regione per beni confiscati (oltre 800) dopo Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, la terza se si considerano solo le imprese. A Milano i beni sequestrati sono stati finora 300 di cui 130 trasferiti al Comune che li ha assegnati per aiutare anziani, giovani, famiglie in difficoltà e persone con disabilità.
Soddisfatto per la riuscita della manifestazione l'assessore comunale alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, che rilancia l'idea di un evento a livello nazionale: «Questa tre giorni ci ha mostrato l'interesse della gente per le vicende legate ai beni confiscati alla criminalità organizzata e per tutte le attività che oggi si svolgono negli immobili sottratti alle mafie - ha commentato -. Il sistema organizzato di legalità emerso da questo primo Festival potrebbe diventare, con la partecipazione di tutti, un evento condiviso dall'intero Paese».
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