La Biennale itinerante dei giovani approda a Como fino ad aprile

Dopo la tappa italiana la mostra proseguirà a casa di Dalì

Francesca Amè

L'idea è di quelle degne della buona vecchia Europa: offrire ai giovani talenti dell'arte un palcoscenico per promuovere i loro lavori. Senza barriere, in totale libertà. Nel 2000, quando nella Ue si pensava anche alle politiche culturali e non solo a quelle monetarie, nella cittadina francese di Montrouge, è nata JCE, acronimo per Jeune Création Européeenne, una biennale per promuovere la creatività. Il progetto ha cercato di non perdere l'iniziale slancio ideale ed è bello che ora sia Como a ospitare la tappa italiana di questa Biennale di Arte Contemporanea itinerante che toccherà la spagnola Figueres, località natale di Salvador Dalì, e Wroclaw, effervescente centro polacco. Bisogna recarsi fino al 2 aprile allo Spazio Ratti, già chiesa di San Francesco, poi sconsacrata e trasformata in suggestivo spazio espositivo comasco, per vedere i lavori di una sessantina di artisti under 35 provenienti da sette Paesi.

Curata da Andrea Ponsini, Veronica Vittano e Francesca Testoni, è una «biennale» in piena regola: ogni artista si confronta con il linguaggio che gli è più consono, dalla video art alla pittura tradizionale, passando per la scultura e la fotografia. Diamo un'occhiata al «padiglione italiano», formato da una truppa di otto artisti, tre donne e cinque uomini, selezionati grazie a un concorso pubblico promosso dall'assessorato alla Cultura di Como. Spicca la ricerca di Giulia Berra, che realizza suggestive sculture, in filo e piume, che richiamano fin nel nome del progetto («Flotte di sogni») le drammatiche migrazioni per il Mediterraneo. C'è poi l'opera di Matteo Galvano che recupera un monumento-simbolo come la Torre di Pisa e lo fonde con il Turning Torso della città di Mälmo per creare una sorta di città ideale e forse utopica.

Giulia Fumagalli riflette sul valore del colore mentre Federico Scarchilli cattura nei suoi scatti i malesseri della società, divisa tra solitudine e frenesia.

A Como espongono inoltre 48 artisti stranieri: arrivano da Francia, Spagna, Portogallo, Polonia, Danimarca e Lettonia, felice sintesi delle diverse anime dell'Unione. E proprio dalla Lettonia giunge una delle opere più significative: l'enorme dipinto di Klavs Loris, un concentrato di emozioni sotto forma di colore.

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