Biesuz dal giudice «Mi hanno già ammazzato in tutti i modi»

Un lungo interrogatorio, per cercare di scrollarsi di dosso l'accusa di avere svuotato le casse della società di cui era presidente: Giuseppe Biesuz, (nella foto) ex amministratore delegato di TreNord, ieri mattina a Palazzo di giustizia ha risposto alle domande del giudice Vincenzo Tutinelli, che lunedì scorso aveva disposto il suo arresto per il reato di bancarotta fraudolenta. Con accanto il suo legale Luca Giuliante, Biesuz ha sostenuto - voce di spesa per voce di spesa - che tutti i soldi usciti dalle casse di Urban Screen, la società di cui era amministratore, erano destinati a operazioni industriali nell'interesse della società stessa.
Se le spiegazioni siano risultate convincenti lo si capirà solo nei prossimi giorni, quando il giudice Tutinelli valuterà eventuali richieste di remissione in libertà. Ieri, però, arrivando in tribunale il manager pubblico è apparso provato e poco fiducioso di potersi riscattare: «Mi hanno già ucciso in tutti i modi possibili», ha dichiarato Biesuz.
Nell'ipotesi della Procura sotto la regia di Biesuz la società Urban Screen avrebbe oliato il mondo della politica per garantirsi gli appalti per i contenuti dei tabelloni video piazzati in città. Tra le pratiche di cui il manager pubblico ha dovuto fornire spiegazioni c'è stata anche il versamento di quasi quarantamila euro a Fabio Castellozzi, ex segretario del Pci di Bergamo, divenuto il braccio destro di Giampiero Borghini quando l'ex sindaco di Milano divenne il direttore generale della giunta di Letizia Moratti. Soldi di cui Castellozzi in una intervista si è dichiarato totalmente all'oscuro ma che nella contabilità analizzata dalla Guardia di finanza risultano intestati a suo nome. Per «fini personali e di carriera», Biesuz secondo le accuse avrebbe anche finanziato con 4.500 euro le cene elettorali di Alleanza Nazionale e con 18mila euro Maurizio Cadeo, assessore al decoro urbano della giunta Moratti.
La Urban Screen era una società nata nel 2007 e che aveva tra i suoi soci anche il giornalista Andrea Di Stefano, recentemente candidato alle primarie regionali del centrosinistra e sconfitto da Umberto Ambrosoli.

La Urban Screen è stata dichiarata fallita nel 2011, tre anni dopo che Biesuz l'aveva lasciata. Ma nonostante il tempo trascorso tra il suo addio e il crac, la Procura addebita a Biesuz la quasi totalità (685mila euro su un buco di 700mila) dell'ammanco che ha prodotto il dissesto.

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