Poteva pure risparmiarsele quelle dimissioni. Però le ha rassegnate lo stesso, pur non essendo indagato. Renzo Bossi sia da esempio agli altri. In tanti sostengono che il suo gesto sia da imitare. Tra questi si erge a paladino della giustizia anche Stefano Boeri, assessore Pd in Comune, che indirizza la sua frecciatina a Davide Boni. E, a sorpresa, anche al collega di partito Filippo Penati, entrambi indagati.
«Mentre altri se ne stanno ben attaccati alla poltrona - scrive Boeri in un commento su Facebook - Renzo Bossi, non indagato ma sospettato di aver usato i soldi pubblici del finanziamento ai partiti per suo uso personale, si è dimesso da consigliere regionale lombardo. Beh...Forse non è il caso di farsi dare lezioni dal Trota. I suoi colleghi indagati, a partire da Filippo Penati e da Davide Boni, ci riflettano bene: le dimissioni da consigliere non sono un atto dovuto, ma certo sarebbero un gesto nobile e sicuramente apprezzato dagli elettori lombardi. Mi sbaglio?».
Linvito sembra destinato a cadere nel vuoto per gli altri indagati del Consiglio regionale. In primis per Monica Rizzi: «Questo non è un gioco.
Le mie dimissioni in bianco sono nelle mani Di Umberto Bossi dal 2005. Dovrei dimettermi per solidarietà? O perché qualcuno più che pulizie sta cercando di fare delle epurazioni?».
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