Nella sinistra (estrema) è nata una stella. E chissà se questo sarà un bene per questo nostro disgraziato Paese. Perché più che nell'aula di Montecitorio dove per giorni ha letto in diretta tivù migliaia di bigliettini per eleggere il presidente della Repubblica, l'astro di Laura Boldrini ha cominciato a splendere ieri in piazza Duomo sfilando nel corteo per il 25 aprile.
Altera quanto basta e perfettamente a suo agio nell'abbraccio di una folla osannante con la quale ha cantato Bella ciao, è riuscita nell'impresa di oscurare quel genio del populismo che è Nichi Vendola. Fino a oggi il mentore politico che le ha fatto scalare la presidenza della Camera, da domani si vedrà. Perché lei, rossa più del fuoco e velenosissima, già nel discorso ufficiale dal palco ha fatto capire di non aver più bisogno di precettori. E impugnata la penna (ovviamente vermiglia) ha fatto la sua bella lezione da brava maestrina.
«Questa festa è più viva che mai», il suo schiaffone a Beppe Grillo reo di aver twittato che «con la nomina a presidente del consiglio di un membro di Bildeberg il 25 aprile è morto». Sgarbo non gradito dai capigruppo regionale e comunale Cinque stelle Silvana Carcano e Mattia Calise che abbandonano irritati il palco. «Non è stato un discorso super partes. Nella festa di tutti gli italiani, lei ha iniziato il discorso attaccando Beppe Grillo senza capire il senso del post». E così dopo aver trasformato l'elezione del capo dello Stato in un congresso del Pd per decidere se a comandare debba essere Bersani o D'Alema, ora per la sinistra anche il 25 aprile è una resa dei conti tra grillini e vendoliani per la patente di democratico doc.
Ma il secondo schiaffone della Boldrini va a quella politica (ma, presidente Boldrini, ci sono anche tanti storici) «che affermano che ci sia un Fascismo buono e uno cattivo». Non sia mai. «Queste - censura lei - sono idee completamente sbagliate, bisogna dire che non è mai esistito un Fascismo buono». Molti applaudono, non Vendola alle sue spalle. E lei alza il tiro chiedendo «l'abolizione del segreto di Stato per le stragi di mafia e terrorismo. In un Paese civile verità e giustizia non si possono barattare».
In piazza le bandiere del Pd che non raccolgono tutte le contestazioni che gli stessi dirigenti si sarebbero aspettati. Qualche fischio e alcuni contestatori che maledicono il «governissimo» con Silvio Berlusconi. Ci pensa il servizio d'ordine. Ma non tanta roba, perché evidentemente il potere piace anche al popolo della sinistra e non è questo il momento di fare storie.
Assente il governatore leghista Roberto Maroni a Roma per le consultazioni sul governo, questa volta non fischiano nemmeno il presidente della Provincia Guido
Podestà che sfila con la brigata ebraica. Poi il sindaco Giuliano Pisapia ospita la Boldrini a Palazzo Marino. Perché in piazza e nei palazzi la sinistra più di moda oggi è quella rossa di Nichi Vendola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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