Via Bonfadini, blitz al campo nomadi tra pistole, auto e le targhe rubate

Carabinieri in azione dall'alba con 80 uomini e l'elicottero

Paola Fucilieri

Ieri all'alba (non erano ancora le 5) l'elicottero dei carabinieri è tornato a ronzare sopra la zona compresa tra viale Ungheria e la tangenziale est. Alla compagnia di Porta Monforte parlano di un «normale servizio di controllo che viene svolto periodicamente nei campi rom». E ci sta. Tuttavia chi si è messo a rovistare, a frugare, a ispezionare l'insediamento rom di via Bonfadini, campo che si estende su oltre 7mila500 metri quadrati, era in cerca di auto e carcasse di auto rubate e poi smontate per essere rivendute a pezzi, gioielli trafugati e, perché no, anche stupefacenti. Gli ottanta militari in strada hanno quindi setacciato la zona, perquisendo gli appartamenti e le persone. E così hanno trovato una pistola in cattivo stato di conservazione e probabilmente rubata. Tra la refurtiva recuperata due macchine che sono state consegnate ai proprietari e 20 targhe di veicoli. I militari hanno anche scoperto allacci abusivi. Non ci sono state denunce o arresti, proprio perché il tutto è stato trovato nell'area comune ed è quindi complicato riuscire a capire chi sia il colpevole.

Esattamente un anno fa, il 3 ottobre, il primo, oceanico blitz dell'Arma nel campo rom, sempre con l'elicottero a sorvolare la zona e oltre cento militari. Allora si era trattato di un'azione molto mirata, con perquisizioni e controlli a tappeto terminati con l'arresto, tra l'altro, di ben sei persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione. Tutte legate ad altre quindici, ladri già in cella dopo la scoperta nel 2016 di una fonderia clandestina in via Giacosa (zona viale Monza) «fortino» della banda del campo rom a est di Milano e dove i nomadi trasformavano i preziosi rubati per poi rivenderli. Quindi un incendio - un rogo violentissimo - a metà dell'aprile di quest'anno, aveva ridotto in cenere buona parte dell'insediamento. Con una trentina di persone visitate e medicate in posto e decine di famiglie evacuate.

Bonfadini resta un problema irrisolto per la città e le forze dell'ordine che lo considerano un covo di criminali, un campo autorizzato ma fuori da ogni regola, come ben sanno i residenti dell'area intorno all'insediamento.

«A maggio di quest'anno - puntualizza Riccardo De Corato, assessore regionale alla Sicurezza - Palazzo Marino aveva annunciato l'installazione di un sistema di videosorveglianza e di lettura targhe veicoli per monitorare

ingressi e uscite, il potenziamento dell'illuminazione perimetrale, azioni di contrasto ai furti di energia elettrica, lo sgombero delle aree abusive e la rimozione di macerie e rifiuti speciali. Cosa è stato fatto davvero?».

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