Il centrodestra ha quattro pilastri: i tre partiti e le civiche. Di là, con il disfacimento dei 5 Stelle e della sinistra «arcobaleno», di solido resta praticamente solo il Pd. Emerge da questa tornata elettorale amministrativa, in cui si conferma la vitalità e la forza delle formazioni personali, locali e trasversali. Pesare i partiti è anche difficile con questi risultati così articolati. Le liste civiche raggiungono il 50% a Sesto San Giovanni, il 45% a Como, e superano il 50 a Lodi e Magenta.
Il fenomeno del civismo non è inedito, certo, ma si consolida. Le civiche sono molto varie fra loro: a volte coltivano l'utopia dell'assemblearismo, spesso nascono con l'impronta del leader. E capita anche che nei Consigli comunali abbiano una vita travagliata, ma in ogni caso nel giorno del voto risultano decisive. E lo saranno anche ai ballottaggi. Per questo i partiti fanno spazio, a volte le ispirano, e le formazioni civiche si allargano.
Nelle città, il Pd deve aggregare per raddoppiare la sua forza, sempre intorno al 20%. A Lodi le civiche collegate ad Andrea Furegato erano addirittura sei, e hanno totalizzato il 32%, mentre il Pd è felice del suo 24%. È grazie a questo exploit civico che Furegato è arrivato a sfiorare il 60% senza altri apporti politici strutturati, se non quello di un Movimento 5 Stelle fermo all'1,5%. Dall'altra parte, la lista del sindaco uscente, Sara Casanova, ha ottenuto il 9%, una manciata di voti in meno della Lega, e la formazione del vicesindaco, Lorenzo Maggi, ha conquistato il 6,8% (con Maggi re).
Nel centrodestra, sono state premiate le liste «del sindaco». Nel Milanese, risultano spesso prime. A Magenta, Luca Del Gobbo è tornato dopo 10 anni, e deve aver lasciato davvero un ottimo ricordo fra i cittadini, se è vero che la sua lista («Del Gobbo sindaco di tutti») è arrivata al 22%, col Pd al 19 e la Lega all'11. «I magentini ci hanno premiato e devo dire grazie - commenta Del Gobbo - Io nella mia esperienza bellissima da sindaco ho toccato con mano questo: si deve partire dal basso, applicando sul serio la sussidiarietà. Così, protagonisti sono i cittadini, il sindaco è sindaco di tutti e si sprigionano tutte le energie della città. Questo lavoro è rimasto nel cuore della gente». Prima assoluta per preferenze, Mariarosa Cuciniello con 351. A Sesto, la lista «Di Stefano sindaco» è arrivata addirittura al 29,7%. «Il nome Di Stefano tira forte» spiegano i sostenitori, e fanno notare che il loro candidato ha ottenuto un punto in più della coalizione, mentre l'avversario, Michele Foggetta, si è fermato due punti sotto lo schieramento di sinistra. «Un lavoro che nasce da lontano - commenta Davide Coccetti, coordinatore della lista Di Stefano - Un risultato clamoroso, addirittura inaspettato con queste proporzioni». Anche a Garbagnate primo partito risulta quello di Daniele Barletta, col 25%, come a Meda, dove la civica «Santambrogio sindaco» ha ottenuto il 25,5%. Anche «Melegnano movimento civico lab» ha ottenuto il 18,30 contribuendo in modo decisivo alla vittoria di Vito Bellomo. E a Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano, la lista «Insieme per Volpi sindaco», dell'uscente Enrico volpi, è arrivata al 31,6%.
A Como un risultato clamoroso: al ballottaggio, contro la sinistra, andrà il civico Alessandro Rapinese, che negli anni ha costruito una sorta di polo civico personale, e con un'unica lista ha superato il 27%. «Un comasco che è diventato la prima forza politica in città. Ne avete uno così ma cosa aspettate a sostenerlo?» aveva detto di sé, chiedendo un voto per fare 5 anni da sindaco dopo i 18 passati fra Zona e Consiglio.
Como a parte, il tridente del centrodestra funziona abbastanza bene, e funziona bene con le civiche. «Dovunque si è votato, Fdi ha aumentato i consensi e fa un ottimo risultato» osserva Fabio Raimondo, vice coordinatore regionale, facendo notare come a Lodi Fdi abbia «quadruplicato i consensi». «Quando il centrodestra è compatto non ci ferma nessuno - commenta - Come a Melegnano, dove è arrivata una grande vittoria al primo turno».
La Lega è lontana dai fasti del 2017, o del 2019, ma resta primo partito dell'alleanza in 9 Comuni (su 27 grandi della Lombardia), mentre Fdi prevale in 8 e Forza Italia è prima in 7 Comuni, e va forte soprattutto in Brianza.
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