Silvia Sardone, consigliera comunale di Forza Italia, che effetto le ha fatto vedere il premier Matteo Renzi a Milano, partecipare alla giunta di Beppe Sala?
«Mi è sembrata una vacanza, con tanto di fotografi al seguito. Ma Milano ha bisogno di pugno duro e serietà, non passerelle. Poi, Sala e Renzi, nei punti sensibili della città non si sono visti».
Dove avrebbe voluto vederli?
«In Centrale, in via Sammartini, in via Padova, se è vero che hanno affrontato il tema periferie. Ma Sala sembrava uno scolaretto in attesa della maestra. Ed è incapace di battere i pugni col governo come Renzi è stato incapace di farlo con l'Europa. Avrei voluto essere una zanzara per vedere l'assessore Majorino in giunta con Renzi».
In campagna elettorale Sala ha tentato di sganciarsi da Renzi.
«Se è così ce lo faccia vedere. Sala è succube politicamente di Renzi. Parlano di un patto per settembre e sui migranti brancolano nel buio entrambi, sono imbarazzanti. Io sono basita: l'eredità dell'Expo sarà il campo base, che diventerà definitivo».
Si parla di usare le caserme...
«Significa che non c'è un solo progetto ma, da sei anni, questa continua emergenza, che forse fa comodo a qualcuno».
È facile criticare, voi cosa fareste?
«Sala è sindaco metropolitano e come tale deve ragionare. Poi dovrebbe dire che Milano non può accogliere anche solo una persona in più. E guardino le periferie, magari mentre sono in volo per Londra».
La prima giunta è stata al Giambellino. E a Londra il sindaco è andato per portare a Milano due agenzie europee...
«Sulle agenzie non si decide qui ma a Roma. Comunque l'idea che ho io è un sindaco che tutti i gironi sta in periferia. Ormai ovunque è rissa per bande, rapine. La sinistra parla di progetti di associazioni amiche e inclusione. Io non sono per le poltrone ma per il fare, comincino a rimboccarsi le maniche».
Ha nominato un delegato alle periferie...
«In Consiglio Sala non ha mai citato le parole
degrado, sgomberi, occupazioni, è mancato ogni riferimento ai centri sociali, anzi alla realtà, se non nei titoli di coda. E non c'è stato un solo applauso, mancava amore per la città, che non è un trampolino di lancio».AlGia
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