Cronaca locale

«C'è chi sceglie di tutelare l'islam invece che salvare le nostre radici»

L'assessore regionale difende la legge approvata ieri in consiglio

Assessore Cappellini, la legge sulla cultura è passata ma il dialetto nelle scuole è stato criticato dal Pd come una forzatura anacronistica.

«Non salvare la lingua lombarda avrebbe voluto dire perdere un'occasione. E poi la vera sinistra di un tempo avrebbe difeso le radici e i territori come facciamo noi ora».

E invece ora che sinistra è?

«Globalizzatrice e mondialista. Ha dimenticato i temi che una volta le erano cari e mi spiace molto».

Però gran parte dell'opposizione ha appoggiato il piano culturale per la Lombardia.

«E infatti ho la sensazione che il Pd abbia cavalcato la questione dei dialetti proprio perché non aveva altro a cui aggrapparsi».

Invece il dialetto viene elevato a lingua da non far estinguere.

«Esattamente. E forse è questo che fa un po' paura al Pd. Ma non siamo noi a dirlo, è l'Unesco. Che mette anche in guardia dal rischio di estinzione delle varietà della lingua lombarda».

L'idea è quella di far studiare agli alunni il dialetto della loro provincia. Non solo inglese, insomma, ma anche il bergamasco, il mantovano oi l comasco.

«Una cosa non esclude l'altra. Si può studiare l'inglese e si può studiare la lingua lombarda. La Regione non può interferire nella programmazione scolastica, nè inserire una nuova materia. Ma interverremo con bandi e concorsi a cui le classi potranno partecipare».

I progetti cominceranno già dal prossimo anno scolastico?

«Dal 2017 pubblicheremo i primi bandi e metteremo a disposizione le prime borse di studio per chi ha progetti che valorizzano la lingua lombarda».

Altro punto critico della legge riguarda la valorizzazione delle radici cristiane.

«Anche questo tema sta parecchio scomodo a una certa sinistra. In aula siamo stati accusati di non tutelare il dialogo interreligioso. Evidemntemente fa più tendenza essere filo islamici che tutelare la nostra religione e la spiritualità ad essa legata».

Cosa cambia ancora con la nuova legge sul riordino delle cultura?

«Nello specifico abbiamo soppresso e aggiornato tutte le leggi, oltre una ventina, esistenti dai primi anni settanta, perseguendo la linea intrapresa dalla giunta Maroni. Ora lavoreremo alla programmazione».

MaS

Commenti