Il blitz di CasaPound che protestò in consiglio comunale per chiedere le dimissioni del sindaco lo scorso 29 giugno scatenò un polverone politico, polemiche sulle misure di sicurezza a Palazzo Marino e l'introduzione (giusto un paio di giorni fa) dei metal decector all'ingresso.
Quell'irruzione è stata ricordata a inizio seduta ieri dal consigliere di Insieme x Milano David Gentili presentando la mozione (di cui è primo firmatario) con cui la maggioranza vuole vietare spazi comunali, patrocini e qualunque forma di contributo ai gruppi e alle associazioni di stampo fascista. A chi, letteralmente, «non garantisca il rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione professando e/o praticando comportamenti fascisti, razzisti, discriminatori verso ogni orientamento di identità di genere».
Ma durante la discussione in aula va in scena una dimostrazione di violenza al contrario, e scoppia la bagarre. In platea ci sono esponenti di sinistra, molti nel pubblico hanno il fazzolettino dell'Anpi, è presente anche il parlamentare di Sinistra Italiana Daniele Farina. Prende la parola il capogruppo della Lega Alessandro Morelli, «l'unica vera minaccia - sostiene - non è quella di oggi col braccio destro alzato, dietro al pugno chiuso dei comunisti ci sono cento milioni di morti». In aula il consigliere di Insieme x Milano Paolo Limonta risponde alzando il braccio sinistro, stessa provocazione dalla platea e c'è chi insulta il leghista con «fascista». Il clima si scalda, Morelli raggiunge la parte riservata al pubblico (nella foto), discute animatamente con l'uomo che lo ha insultato, ha alzato il dito medio e a chi gli sta vicino dice «tienimi». Dai banchi del centrodestra parte il coro rivolto al presidente dell'aula Lamberto Bertolè: «Sgombera, sgombera».
Arrivano i vigili ma non ricevono, come avvenne nel caso di CasaPound, l'ordine di allontanare chi ha aggredito verbalmente un consigliere. Si allontana da solo, su pressing di esponenti di sinistra, quando la polemica in consiglio sale ancora di tono, con un botta e risposta tra il capogruppo Pd Filippo Barberis e Matteo Forte (Milano Popolare) che gli fa notare come «quanto successo mostra la cifra dell'antifascismo di certa sinistra, una cifra dal retrogusto totalitario, che limita la libertà espressiva di chi non la pensa come loro. Come del resto vuole fare la mozione in discussione, che finisce per bollare come fasciste tutte le idee che la sinistra non condivide e contrasta politicamente». Anche per il Movimento 5 Stelle, favorevole alla mozione, il gesto del cittadino «è un fatto grave, La condanna alla minaccia che ha ricevuto il consigliere Morelli è ferma e la maggioranza non può avere pesi e misure diverse a secondo di dove arrivano le minacce».
Il capogruppo di Forza Italia Gianluca Comazzi chiede al Pd di dissociarsi. Luigi Amicone (Fi) nel suo intervento sulla mozione prima della bagarre aveva ribadito che il centrodestra «avrebbe condiviso la mozione se vi foste limitati a dire che vanno negati spazi a chi esercita professa ogni tipo di violenza, teneva dentro il fascismo e tutto il resto». Il centrodestra ha poi depositato una ventina di emendamenti chiedendo di inserire nei divieti i no global, antisemiti, comunisti, anarchici.
«I 4 skinhead del blitz in un'associazione a Como sono dei pirla, non condividiamo il gesto, ma non si può gonfiare un microbo e parlare di minaccia fascista in Italia, è sproporzionato al senso della realtà, i quartieri incendiati, la città a ferro e fuoco l'abbiamo vista per colpa dei No Expo, e questo non lo vogliamo chiamare fascismo?». La discussione è proseguita a oltranza.
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