Cantieri ancora aperti e niente parcheggi: cimitero inaccessibile

Raggiungere il Monumentale è sempre più difficile Fermata del metrò inagibile e pochi posti per le auto

Cantieri ancora aperti e niente parcheggi: cimitero inaccessibile

Una cattedrale nel deserto. E tanti saluti a chi vuol deporre un fiore sulla tomba dei propri cari. Il cimitero Monumentale - un pugno di giorni dopo la riapertura del piazzale - altro non è se non uno splendido monumento irraggiungibile. Perché la nuova fermata del metrò è inagibile. Si vede l'uscita, al lato del camposanto, ma è ancora inserita in quel che resta del cantiere. Chiusa. E sul lato che si affaccia su via Ceresio, tornite colonnine in ferro battuto scuro impediscono il posteggio ai fedeli.

Naturalmente non ci sono indicazioni stradali di aree di sosta per chi va in cappella. La ragione è semplicissima. Non ci sono parcheggi. L'ingresso, peraltro ristretto a pochissime auto, e situato alla destra del Monumentale è inaccessibile. Transenne e barriere impediscono di entrarvi. Non resta dunque che girare intorno alla piazza e avventurarsi dalla parte opposta. Ripassando da dove si è venuti, nella speranza di ricavarsi un pertugio. E così, defilato all'estrema sinistra del luogo sacro, ecco aprirsi un vialetto coperto di terra. Una ventina scarsa i posti disponibili alle auto. Augurandosi che in pochi abbiano avuto la stessa idea.

In caso contrario l'auto diventa un pericoloso e imbarazzante oggetto non sistemabile in nessuna maniera. E poco conta che l'eternità regni sovrana in questo luogo di silenzio e pace. Resta il fatto che il Comune mostra il totale disinteresse verso chi vuol portare un fiore alla propria fetta di famiglia che ha abbandonato questa valle di lacrime. Tuttavia Palazzo Marino ha una sua discutibile equità nel menefreghismo cosmico nei confronti dei cittadini. E se poco gli interessa il destino di chi vuol compiere un atto di pietà, poco gliene importa perfino di chi - intorno al Monumentale - lavora.

Dal piazzale, gigantesco e deserto, è stato agevolato il trasloco dei chioschi di fiori, fino a qualche settimana fa addossati alla cancellata del cimitero. Ora stanno dal lato opposto e l'impressione all'occhio è più gradevole. Peccato però che i suddetti commercianti siano in precarie condizioni di esercizio. Niente acqua, se si esclude una misera vedovella alla quale rifornirsi. Un po' poco per chi vende piante e, in molti sensi, dipende dall'uso e dalla necessità di dar loro da bere e riempire i vasi di fiori recisi.

Ma non è tutto. Manca anche l'elettricità. Esistono gli alloggiamenti delle canaline, ma all'interno non ci sono i cavi. Andando incontro all'estate non si rischia il congelamento dei commercianti, ma si impedisce loro di rilasciare regolare scontrino fiscale ai clienti. E se se ne accorge la Finanza, basta un controllino per mettere a nudo la magagna. Con multa annessa, forse. A meno che il Fisco non mostri comprensione verso un disservizio che non è colpa dei fiorai. Infuriati assai. «Ad ogni spostamento stiamo sempre peggio» spiegano. E la loro verità è sotto gli occhi. Chioschi assolati d'estate e gelidi d'inverno. Senza acqua né corrente elettrica.

Del doman non v'è certezza, come scriveva il poeta. La situazione non cambierà almeno finché durerà Expo. Poi si vedrà. Vista l'immensa sensibilità del Comune verso i venditori di fiori e i cittadini dotati di pietas nei confronti dei defunti, c'è da giurare che peggiorerà. Magari abolendo i pochi posti auto oggi a disposizione.

E basterebbe consentire la sosta con disco orario su tutto il piazzale per sistemare equamente una situazione disastrata. Costi zero ed effetto immediato. Con multe implacabili per chi trasgredisce. A coloro che chiedono di dire una preghiera un'ora è sufficiente.

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