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Un capo ultrà del Milan e uno steward dell'Inter in manette per droga

Seicento chili di droga sequestrati. Uno dei capi ultrà del MIlan usava un circolo di Sesto San Giovanni come base di spaccio. La droga proveniva da Spagna, Sud America e Calabria

Un capo ultrà del Milan e uno steward dell'Inter in manette per droga

Blitz contro il traffico della droga a Milano: quindici persone sono finite in manette, due erano già detenute. Altre 4 quattro sono all’estero e tre sono ricercate. In carcere anche Luca Lucci, uno dei capi ultrà del Milan, e Massimo Mannelli, responsabile degli steward dell'Inter. Quasi 600 i chili di droga che gli agenti di polizia sono riusciti a sequestrare, portando a termine con successo un’indagine cominciata nel marzo 2016.

Trentasette anni, Lucci utilizzava la sede dell’associazione "Il Clan", a Sesto San Giovanni, come base per i suoi traffici di droga. Il luogo in cui di solito è utilizzato dalla curva sud rossonera per discutere di questioni calcistiche. Ma secondo gli inquirenti era diventato destinazione di grossi carichi di stupefacenti. La polizia ha intercettato un tir con un carico di 250 chili tra hashish e marijuana, di provenienza albanese, diretta nella cittadina alle porte di Milano. Erano almeno tre i box dove avveniva lo stoccaggio. Il capo ultras, che ha alcuni precedenti legati al calcio (tra Daspo e pestaggi), portava la droga nella sede dell’associazione.

Non è stata documentata un’attività di spaccio diretta allo stadio di San Siro, ma l’ipotesi - stando a quanto riferito dagli agenti del commissariato Centro di Milano - non è esclusa. Era Mandelli, secondo la ricostruzione della polizia, il collegamento tra il canale di approvvigionamento albanese presso cui si riforniva Lucci, il capo ultras del Milan, e quello italiano di cui era a capo Luca Boscherino, 33 anni, di Vibo Valentia. Mandelli si riforniva sia dagli albanesi che dai calabresi, sebbene fra le due organizzazioni non ci fosse una connessione in termini di affari.

"Milano è la più grande piazza d’Europa", ha precisato il procuratore aggiunto di Milano, Laura Pedia.

Le intercettazioni - alcune delle quali abbastanza esplicite come una in cui un indagato diceva all’altro "Ciao amore, domani alle 3" - hanno portato ad un primo grosso sequestro: 120 chili di hashish (trovati nel box di Panizza) 6 chili di cocaina pura all’80% per un valore di mezzo milione di euro e 15mila euro in contanti. La droga proveniva da Spagna, Sud America e Calabria, precisamente dal porto di Gioia Tauro.

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